Veronica, tu hai scelto Cristo come compagno di cammino.

Tutto hai rimesso nelle sue mani.

Tutto hai sofferto per Lui.

Tutto… passando per la Porta del Cielo, Maria.

 

L’uomo umiliato e angustiato dall’assedio esteriore dei nemici che mortificano con l’inganno il desiderio di operare la pace, vive le vicende della vita come richiamo agli assalti interiori del peccato. Dio chiama e l’uomo risponde; “Quale gioia quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore…” i piedi fermi alle porte di Gerusalemme per ammirarne la bellezza che richiama la bellezza di Dio, la sua protezione che, allo sguardo del pellegrino, si estende nei confini naturali delineati dai monti che circondano la città. E’ una felicità che si espande ai fratelli, a tutti coloro che cercano pace in una vita di fedeltà agli insegnamenti del Signore. Questa è l’esperienza che desideriamo condividere con ognuno di voi, riflettendo insieme sulle dinamiche dei viaggi interiori. Anche Gesù ha fatto l’esperienza del pellegrino, non solo nel percorso inverso rispetto al nostro, l’Incarnazione, ma anche fisicamente, come ebreo osservante, verso il tempio, cantando e pregando con l’uomo, suo fratello e amico.

Lo scopo di questi salmi era di aiutare a riconoscere Dio presente nel quotidiano, a trasformare tutto in preghiera familiare, attenta all’ascolto che precede una risposta saggia e in questo confluisce l’uomo che vive nei secoli gli stessi sentimenti, gli stessi desideri. Il salmista ha vissuto un’esperienza di Dio che sente di dover trasmettere; esprime la certezza che Dio lo ascolta nel suo bisogno, gridato nell’angoscia, nella tristezza, nella solitudine, nello smarrimento, nella persecuzione. Chiunque si mette in viaggio è certo di essere scrutato e conosciuto profondamente dal Signore che risponde, sempre. Basta mettersi in cammino verso di Lui che chiama e attende. Le motivazioni sono sempre le stesse, da secoli; l’uomo cerca libertà, verità, felicità. Chiede liberazione dalla menzogna e si abbandona a Dio rimettendosi al suo giudizio sul male che lo opprime. Il salmista “pellegrino” è operatore di pace, dice pace a chiunque incontra sulla via; nella condivisione della vera pace, cresce il desiderio di costruirla intorno a sé. I pellegrini di Israele camminavano tra preghiere e canti esprimendo la gioia del dialogo con Dio e ripercorrendo le tappe dell’esperienza di vita che li inducevano a pregare: partendo dal dramma dell’esistenza, il popolo ha maturato la fiducia in Dio e lo cerca come rifugio, fuggendo come un passero verso il monte. Il monte, luogo biblico di incontro con Dio, di sicurezza e libertà, di incontro tra terra e cielo, non è il solo luogo visitato dal Signore; Egli visita anche le valli del pianto, della stanchezza e dell’affanno, delle minacce e del pericolo e accompagna verso la stabilità della pace perché è custode del cammino dell’uomo.