Vite di fede,

porte che si aprono gradualmente al mistero.

Vite senza fede, vite di esilio, lontane dall’amore eterno.

Lontane dalle sue fiammelle accese, che ardono in ogni cuore.

 

Proseguendo il nostro pellegrinaggio spirituale, pellegrinaggio dell’anima, comprendiamo che l’approssimarsi alla meta accresce il desiderio di un’unione mistica con il Signore, nella sempre maggiore consapevolezza dei nostri limiti “visitati” dalla grazia perché possano essere superati. La purificazione che è generata da questo cammino e alimentata dalla vita sacramentale, permette di assaporare il “propositum” formulato all’inizio del pellegrinaggio; unione mistica che apre all’Amore e accende il desiderio di ridonarlo, di farlo conoscere, di farlo traboccare perché è esperienza di massima gioia. E’ esattamente l’esperienza infuocata di Veronica Nucci, appassionata ricercatrice dell’Amore di Gesù e appassionata portatrice dello Stesso attraverso la preghiera, l’offerta di sé, il servizio di carità. Per l’uomo è più facile riferirsi all’umanità di Cristo per penetrare nel mistero: l’ amore infinito che si fa piccolissimo nel grembo di una Donna, che nasce in una grotta, che vive in una famiglia, lavora e inizia la sua missione tra la gente, si fa conoscere gradualmente, si dona senza riserve, guarisce, risana, consola, rimprovera, insegna. Poi soffre, patisce persecuzione, muore in croce. Lì, dove tutto sembra finire, comincia la vita: lì sul Golgota, il dolore estremo, l’estremo paradosso secondo la mente umana è massima espressione di amore donato. Lì ci viene donata una Madre, lì nasce la Chiesa, lì bisogna condursi e ritrovarsi tutti per capire cosa il Signore ha fatto per noi. E se non si può tornare indietro nel tempo, accediamo tramite la Parola al kairos, il tempo della grazia, che attualizza il mistero ogni volta che è celebrato e che è Verbo di Dio vivo e operante. Se non possiamo recarci sul Golgota per un contatto affettivo, fisico, con la terra in cui è iniziata la Redenzione, possiamo misticamente vivere quanto si è consumato 2000 anni fa e oggi continua a consumarsi sugli altari di tutto il mondo. Le devozioni, il cui fine è sempre porre attenzione al fulcro della nostra esistenza, Cristo conosciuto, amato, onorato, testimoniato: sostengono la contemplazione del mistero di salvezza e sempre alla Parola si riferiscono per sottolinearne la forza e l’efficacia.  Quindi anche qui, inginocchiati su questa terra, nel momento in cui tutto sembra andare alla deriva, facciamo memoria della vittoria che Cristo ha ottenuto per noi sulla morte. Preghiamo e invitiamo alla preghiera con il nostro esempio, perché tutto possiamo in Colui che ci dà la forza. In Gesù… per Maria…