Ogni pellegrino

Ha le sue credenziali.

Un foglio, una griglia

in cui timbri di soste

accreditano il cammino e la missione:

ma prima di tutto un nome,

con il quale tu, o Dio,

chiami. E richiami ancora…

 

Il pellegrino, intrapreso il santo viaggio, corre il rischio incalcolabile di trovare ciò che cerca: mette in discussione se stesso, la logica del mondo in cui vive, la ricerca di facili emozioni, in cambio di “cibo solido”. Nel cammino di fede, egli testimonia il futuro che Dio continuamente gli dona costringendolo ad andare oltre ogni tappa, ogni pensiero. Nella fede supera la paura, nella speranza, trova riposo. Gli inevitabili passaggi critici che fanno sentire il peso dell’esilio, si superano nella prospettiva di Dio, il Dio degli eserciti che conduce gli eventi[1]. Ogni pellegrino che oggi decide di vivere questa esperienza di itineranza, ha con sé la credenziale che lo identifica, un documento che attesta lo scopo del suo pellegrinaggio verso un luogo sacro e che è provvisto di spazi nei quali, ad ogni tappa, è apposto un timbro. Tanto diverso dal pellegrino che con fatica intraprendeva il suo viaggio con pochi mezzi, il pellegrino di oggi è abituato allo spostamento stimolato da condizioni diverse, legate al turismo, al lavoro, ai disagi sofferti in patria, alla missione. E’ più difficile custodire una scelta per Cristo e legarla alle motivazioni spirituali fondamentali; ma le coordinate restano le stesse di sempre. Il cammino è fatto anche di soste con se stessi, come già accennato in precedenza: soste di contemplazione, di revisione, di conversione del cuore[2]. Se il ritratto del pellegrino del nuovo millennio non è rispondente a quello del medioevo, né quello del pellegrino russo[3] che si riconosce cristiano, peccatore, pellegrino per vocazione, errante di luogo in luogo che porta con sé solo un po’ di pane secco e la Sacra Bibbia, c’è un filo conduttore, una cordata che tiene unite le esperienze; la preghiera incessante, il procedere all’infinito nel Mistero. Il fine della preghiera è giungere a Dio con il proprio spirito per mezzo di Cristo, cogliendo i gemiti dello Spirito Santo, che è espressione personale dell’unione tra Padre e Figlio, in noi[4].  Al termine del cammino, la carta è necessaria ad ottenere il testimonium, che i pellegrini ricevono come attestato che certifica la conclusione del cammino. Ma il pellegrino porta con sé soprattutto una credenziale spirituale, con la sua firma e quella della Vergine Maria, compendio di tutte le figure bibliche a cui il cristiano si riferisce per imparare a camminare incontro al Signore. Un elemento presente nella credenziale è la certezza che chi orienta la sua vita a Dio, tra gli “affaticati ed oppressi” compagni di cammino, riceve ristoro (Cfr Mt 11,28).

“Accoglimi come Madre, accoglimi nella tua casa, aiutami a piangere, prega per i peccatori, prega insieme a me”; questi sono alcuni elementi della credenziale del pellegrino diretto verso il Santuario, luogo mariano, luogo carmelitano per adozione e custodia, luogo di preghiera e di offerta, luogo di fraternità.

[1]           Cf Id, Horeb, Editoriale, 3-4

[2]           Cf. Id, B.Salvarani, Per diventare viaggiatori leggeri, Pellegrini, nomadi o turisti?, 5-7

[3]           Cf. Anonimo, Racconti di un pellegrino russo, Rusconi 1977, 5-7

[4]           Cf. P. Scarafoni, I frutti dell’albero buono, santità e vita spirituale cristocentrica, A.P.R.A. Ed, Art 2004, 139-143