Ognuno di noi può reclinare il capo
accostando l’orecchio al Cuore di Gesù.
Ognuno può attingere alla sorgente della Parola,
e bere l’acqua in misura della sua capacità e necessità.
Ognuno può contemplare, lavandosi gli occhi alla Fonte,
la Luce che scolpisce ciò che ad Essa si espone
e brilla di consolanti riflessi.
“Metti pace nei nostri confini, Signore,
saziaci dei tuoi beni”. (Cfr Salmo 147)
Nel riprendere il cammino, pensiamoci sempre con Maria… Gesù accostò sicuramente il suo orecchio al cuore della Madre e la Madre al Suo. Questa tenerezza e fecondità di rapporto prende forma nell’icona della Vergine Bruna (come in tante altre icone della Tenerezza) tanto cara ai carmelitani il cui nome per esteso è Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. Si ricorda un evento particolare legato all’icona della Vergine Bruna, la più antica immagine mariana venerata nell’Ordine. E’ detta “Bruna” per il colore scuro della sua carnagione ed è attualmente conservata nella Basilica del Carmine a Napoli. L’icona è del tipo della tenerezza per i volti della Madonna e del Bambino accostati in un atteggiamento di intimità. Scritta in Palestina nel XIII secolo, in seguito alle vicende storiche che hanno costretto i carmelitani a lasciare la Terra Santa invasa dai saraceni, i frati trasmigranti hanno portato con loro la venerata immagine: un percorso “inverso” per Maria, dalla sua Terra all’Europa. Un vero pellegrinaggio condotto con i suoi figli per portare Gesù al mondo e come tutte le icone, aprire un accesso alla Bontà, alla Bellezza e alla Verità divine attraverso forme e colori armonizzati nella preghiera.
Approdati in Italia i frati, nel percorso di ritorno nei luoghi che avevano lasciato come pellegrini penitenti o crociati per recarsi nella Terra del Signore, hanno sostato per un breve periodo a Campo Moricino, nei pressi di Napoli, in data imprecisata, ma certamente prima del 1268.
Nel 1500, anno del giubileo indetto dal papa Alessandro VI, la confraternita dei cuoiai partiva da Napoli per compiere un pellegrinaggio a Roma, coinvolgendo tra i tanti fedeli anche i frati carmelitani che si erano stabiliti nel territorio.
La Vergine Bruna ha compiuto in quella occasione un altro tratto di strada per giungere all’Urbe, cuore della cristianità. Acquistata l’indulgenza, i frati hanno ripreso il cammino di ritorno per Napoli, durante il quale la tradizione narra una serie di miracoli avvenuti al passaggio della “Vergine”; per questo motivo, tornati a Campo Moricino, l’icona è stata dapprima posta sull’altare maggiore della chiesetta della località perché potesse essere venerata dai devoti come già prima del suo “pellegrinaggio” e poi, esposta solennemente in data mercoledì 24 giugno 1500, confermandosi immagine taumaturgica per le numerose guarigioni avvenute tra le persone lì riunite in preghiera, ha ispirato una devozione ancor oggi praticata, quella dei mercoledì del Carmine. S. Giovanni Paolo II, in una lettera scritta nel 2001 al Cardinal Giordano in occasione dell’Anno Mariano Carmelitano, 750° anniversario della consegna dello Scapolare all’Ordine, ha scritto che la Vergine Maria “è la biblica colonna di fuoco che ci illumina, è la stella orientatrice verso la patria celeste, il porto sicuro in cui trovare consolazione e rifugio”[1].
E’ possibile seguire la vita di preghiera del Santuario, nonché le iniziative di spiritualità, sui canali di comunicazione aperti per accorciare le distanze e superare confini geografici, affinché la comunione tra noi sia consolidata e la fecondità del nostro passo accordato, rallegri il Cuore di Dio e sollevi il cuore di ogni uomo.
[1] Cf. E. Boaga, Lettura dell’icona della B.V.Bruna – R.M.Russo, Santa Maria, nostra guida nel cammino, 69-80 in M. Anastasia di Gerusalemme- M. Nerina De Simone, La veste più bella, Centro Stampa Carmelitano, Roma 2001.