Crescita tra le spine…

 

Le due persone esemplari ed ispiranti il carisma carmelitano donato e riconosciuto ai pellegrini che vivevano sul Monte Carmelo in preghiera e ascesi, sono il profeta Elia e la Vergine Maria, come fin qui sottolineato ampiamente. Il carattere eliano si delinea nella tensione a Dio attraverso una vita eremitica, resa tale da un ampio tempo di silenzio e preghiera vissuto in solitudine, durante il quale l’anima cerca di soddisfare la sua ricerca di Bene e di corrispondere alla grazia dell’incontro con Dio, purificando il cuore. Ne consegue una crescita di integrità e di passione ardente – Elia è il profeta di fuoco – che rende docili all’azione dello Spirito e missionari credibili, portatori di Cristo, comunicatori efficaci dell’esperienza contemplativa. Nel libro del Siracide (cfr Sir 48, 1-12) leggiamo; Allora sorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola… Dalla sua preghiera dipendevano carestia o abbondanza, apertura o chiusura del cielo, morte o vita, prosperità o disfatta dei re… Come ti rendesti famoso, Elia, con i prodigi!

Nonostante la luminosa testimonianza di Elia, Eliseo e i profeti che seguirono, il popolo non si convertì. Noi oggi, popolo di Dio, eredi anche dell’inclinazione all’infedeltà, chiamati a nostra volta alla profezia, all’annuncio della Verità e la testimonianza della Carità, forti della grazia che continuamente riceviamo per la nostra missione e il nostro cammino di santità, guardiamo al passato interrogandoci su come vivere il presente per un futuro fecondo e così… “I tuoi figli, nei tempi passati, non erano forse giustamente chiamati pietre del santuario, essi che, solidi per la costanza, ben compaginati per la fermezza dei propositi…uniti e cementati da un amore sincero, sdegnavano di trasgredire il voto professato e con gioia meditavano la parola del Signore e vegliavano in preghiera?”… (cfr Freccia di fuoco – Niccolò Gallico). Cerchiamo anche noi di essere pietre vive di questo santuario mariano. I carmelitani vivono l’ossequio a Cristo e l’ossequio a Maria, che oltre ad essere persona esemplare e ispirante, è Patrona che completa e custodisce il nostro carattere carismatico. Maria è esempio nella sua maternità perché concepisce Gesù nel cuore; Sorella imitabile nella verginità, nell’ascolto della Parola, nella fede… la donazione totale a Maria nell’intimo amore filiale per Lei, facilita la donazione totale a Cristo, nostro centro. Un autore carmelitano del XV secolo, Arnoldo Bostio, scriveva; “O Madre prima, tutta Santa, della Famiglia carmelitana! Noi tutti che abitiamo questa montagna, dissetiamo i nostri cuori alle tue sorgenti. Noi con sincerità ci riconosciamo diretti dalla tua mano, aiutati dal tuo soccorso, illuminati dalla tua luce. Trasforma noi in te e la nostra vita nella tua. Resta dunque tra noi, Signora nostra. O Maria! Noi cerchiamo un rifugio nel tuo seno; bisogna che la madre dimori con i figli, la maestra con i discepoli…”

La Madre della Bellezza, di cui il Carmelo è richiamo, è colei con cui ogni carmelitano vive ora dopo ora la sua giornata. In lei il Carmelo “trova l’immagine perfetta di ciò che desidera e spera di essere” (Cost.) Segno del particolare legame con la Vergine Madre e delle grazie concesse per sua intercessione è lo Scapolare… Prima di descrivere le caratteristiche di questo sacramentale, è bello sottolineare sfumature di carisma legate alla peculiare missione di questo santuario mariano. Ancora una preghiera che sembra descrivere il particolare tono con cui siamo chiamate a vivere in questo luogo, provocate per la scintilla accesa dalla Madre Addolorata; preghiera del XVI secolo che risuona come piccolo anello di congiunzione… “Davanti al trono della Trinità, tu compassionevole dei miseri e Madre di pietà, sii per noi avvocata: sostieni davanti a Dio la causa della nostra povertà e ottieni ai tuoi servi il perdono dei peccati”. Da qui ripartiremo al prossimo articolo.