Percorsi interminabili?

Disorientamento?

Quanto possiamo imparare…

E le giornate si riempiono di novità!

 

Questa volta non si tratta di un percorso vocazionale, ma comunitario. Il percorso che condividiamo con tante famiglie e tanti confratelli di qualunque Ordine e nazione; la quarantena. Da cosa possono essere sorprese le donne che vivono “separate” dal mondo nel quale vivono, pregano, gemono, sperano in comunione con tutti gli uomini? Certo, la separazione dal mondo indica uno spazio riservato e distante, almeno geograficamente, oppure inserito in contesti urbani ma accessibile solo attraverso alcuni ambienti “aperti”; la chiesa, il coro, il parlatorio. La quarantena, chiude le porte di quegli spazi in cui si curano condivisione e confronto. In più… all’interno di una struttura in cui tutto è in comune – preghiera, refezione, fraternità, lavoro – si interrompe il contatto, che permette crescita di conoscenza di sé e delle sorelle, il prossimo più prossimo… conoscenza fatta di gocce quotidiane che entrano incessantemente attraverso eventi, incontri, progetti, lacrime, sorrisi. Anche per donne “separate” ma sempre presenti, la pandemia è qualcosa di straordinario che irrompe e trasforma. La nostra comunità, come altre comunità claustrali, ha “accolto” inconsapevolmente il virus, passato attraverso le aperture del nostro quotidiano. Le precauzioni, in alcune circostanze, sembrano non essere barriere così invalicabili… Restiamo sulla descrizione di quanto può avvenire nelle relazioni. D’impatto, il timore che la sorella contagiata sia chiamata a percorrere un pesante Calvario e il dispiacere profondo e lacerante, sentendo la carne delle nostre sorelle come la nostra stessa carne, il loro cuore come il nostro; una dinamica che cresce giorno dopo giorno per fare di tutte una sola anima che loda Dio. Poi… il pensiero che il contagio possa estendersi e la paura di essere portatrici non più di calore fraterno, ma di morte a tutte coloro che si avvicinano a noi. Un peso incalcolabile. D’un tratto la mente si attiva, nella speranza e nell’esercizio incessante di ricercatrici del Bene che si manifesta in tante forme e può nascondersi nelle pieghe degli eventi. In un clima di raccoglimento particolare, in un silenzio che non ha tratti di dolcezza quanto di attesa, abbiamo ri-organizzato gli ambienti, evitando di sostare in tante in un unico spazio; disinfettare in modo prudente e non ossessivo tutti i passaggi obbligati e le mani per quello che manipoliamo ed è di uso comune, ci aiuta a dissolvere il timore di esporre al rischio la comunità. Le correnti d’aria che, dalle finestre spalancate per arieggiare gli ambienti, entrano ed escono dalla casa la maggior parte della giornata, alleggeriscono interrogativi quali “Dove sei nemico invisibile?”. Protette dalla mascherina percorriamo corridoi percepiti come “tunnel”, ma uscendone afferriamo la certezza di poter vivere nuovi equilibri nei valori fondanti la nostra vita. E allora… La preghiera corale lascia spazio alla preghiera personale nell’ambiente tutelato della cella, negli stessi orari di sempre per mantenere contatto spirituale tra noi; ogni giorno, due sorelle a turno, pregano insieme distanziate in una stanza, per mantenere anche il contatto umano e… sorridersi con gli occhi sentendo il carico di ognuna sulle spalle. I pasti si consumano con altra modalità e in certe occasioni, se il tempo lo consente, anche all’aperto, per una convivialità più estesa e sicura. Possiamo godere di spazi aperti che circondano il monastero e la temperatura mite di alcune ore dona respiro al corpo, respiro che, all’interno, trova corrispondenza in una preghiera più intensa e intima di ascolto di Dio. Sempre a turno, riceviamo l’eucaristia, conservata nel tabernacolo della nostra cappella, grazia inestimabile. Come tanti, tantissimi, abbiamo sperimentato l’attesa del tampone e l’attesa del risultato che ha confermato il valore delle nostre accortezze; tutti i membri della comunità nella gioia del risultato, si stringono ora intorno alla cella nella quale si combatte ancora con “l’ospite indesiderato”. Questa avventura solidale a molte persone sofferenti nel corpo e nello spirito, impegnate in lotte più aspre di quelle che sperimentiamo noi, ci avvicina ancor più le une alle altre, in un quotidiano di incontri speciale con Dio e con le sorelle, di cui si sentono mancanza e presenza al tempo stesso. La nostra quarantena prosegue. Oremus ad invicem…