Nella Sacra Scrittura troviamo cammini attraverso il deserto, carestie, fame e sete. E se il nostro sguardo oggi si posasse proprio su queste esigenze primarie, fame e sete, che soddisfatte, consentono di avere a disposizione le energie necessarie per affrontare il cammino quotidiano? Nel primo libro dei Re, troviamo al primo versetto del 17mo capitolo, la profezia di Elia, l’annuncio di un periodo di siccità, un tempo di prova; Né rugiada né pioggia, silenzio di Dio e attesa dell’uomo. Elia dirigendosi verso Oriente, si ferma per indicazione divina, presso il torrente Cherit, nutrito miracolosamente da corvi con pane al mattino e carne la sera. Quando si esauriscono risorse materiali, fisiche, morali, gli uomini di fede percepiscono interiormente questa esortazione del Signore; “Alzati!”. E non smettono di cercarLo negli eventi, confidando in Lui. Ricevono tutto come dono da Lui. Così anche Elia, sulle rive del torrente ormai seccato per la mancanza di pioggia, sospinto dal Signore verso Zarepta, è messo in condizione di crescere nella fede e operare a sua volta un miracolo; accolto da una vedova che viveva con il figlio in condizioni estreme e ormai pronta ad affrontare la morte, benedice l’ultimo pugno di farina che c’era in quella casa e lo moltiplica di giorno in giorno quel tanto sufficiente alla sopravvivenza sua e di questo piccolo nucleo familiare. Fino al termine della carestia. Elia le disse: «Non temere… La farina della giara non si esaurirà… finché il Signore non farà piovere sulla terra». (Cfr 1Re 17. 13-14) Quello che all’inizio sembrava un pasto condiviso tra condannati a morte, diventa un pasto di abbondanza, un rendimento di grazie a Dio. Saziare fame e sete non è solo soddisfare bisogni primari, biologici, ma anche esigenze più profonde per affrontare le asperità del percorso di vita; anche quello dell’unità tra i cristiani, per la quale ogni anno preghiamo intensamente. A noi cristiani il Signore dice; “Alzatevi! Raggiungete la mia mensa e poi sedetevi, assaporate quello che io preparo per voi e condividetelo aumentando il numero dei commensali. Sedetevi alla mensa, siete tutti figli di un unico Padre, amati e perdonati. Sedetevi nel luogo di incontro in cui il vostro pugno di farina è messo in comune e benedetto”. Un pasto da consumare insieme, un mangiare e un bere secondo diritto e giustizia che richiamano l’amicizia con Dio celebrata in una relazione orizzontale e verticale. Una giustizia trascendente che ridona dignità, che è regolata dall’amore e in grazia della quale siamo messi in grado anche noi di esprimere giustizia, bontà, amore, perdono, accoglienza… fino a quando il Signore non farà piovere sulla terra e il suo passaggio donerà esultanza (cfr. Sal 65). L’uomo trae alimento dalla terra che resta a suo servizio secondo un ordine stabilito da Dio; qualcosa muore per dare vita a noi. Anche nell’incontro tra uomini che cercano l’unità, qualcosa muore per dare vita ad altro… Gesù stesso ha scelto di essere questo per noi, Servitore a mensa e Cibo sulla mensa, Eucaristia che consumiamo e che dona Vita. A quella mensa Egli conversa con l’uomo e gli uomini conversano con Lui e tra di loro, ritrovandosi. E nella verità, affrontano la carestia con fede. … viene il giorno in cui i nostri occhi si aprono e vediamo e capiamo che la grazia è infinita. La grazia, fratelli, non pone condizioni e non preferisce uno di noi piuttosto d’un altro, la grazia ci stringe tutti al suo petto… Ecco! Ciò che abbiamo scelto ci è dato, e pure, allo stesso tempo, ci è accordato ciò che abbiamo rifiutato. Anzi, ciò che abbiamo respinto è versato su noi con abbondanza. Perché la misericordia e la verità si sono incontrate, la rettitudine e la felicità si sono baciate!” (Cfr Il pranzo di Babette – Karen Blixen) La spiritualità carmelitana che grida la parola “unione” nella Chiesa come esperienza interiore fondante, richiama l’attenzione ai processi di unione con Dio, paragonabili a quelli dei cibi assunti e trasformati in altro per il vantaggio di chi li assume. Infatti, l’unione tra Dio e uomo, in un dialogo incessante e familiare, comporta che l’uno si trasformi gradualmente nell’altro, culmina nel banchetto eucaristico che soddisfa esigenze primarie di amore, sazia nel tempo fame e sete per attraversare insieme il deserto. Una restituzione grata a Dio, un servizio reciproco, ospitalità che predispone a varcare oltre le soglie di casa, quelle del cuore.