«Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell’uomo, perché l’uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l’uomo e soltanto in Dio l’uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa» (CCCn. 27). 

Sarà vero per tutti? E per noi? Forse oggi in molti sostengono di non sentire la Presenza di Dio nella loro vita e di non percepire alcuna tensione nel cercare un Altro che liberi il cuore all’infinito. Non sembra esserci spazio di attesa in loro, né tempo per pensare all’origine della vita e al suo senso, ma solo il cercare di stare meglio possibile in un presente che si consuma in un istante e già diviene passato. Col suo carico di conquiste e fallimenti. E guardare con speranza al futuro, è sempre più difficile, perché lo sguardo è rivolto ai limiti da superare continuamente, nell’illusione di poterlo fare con le proprie sole forze e alla perversità di un mondo popolato da nemici. Eppure… per quanto l’uomo che non ha esperienza di incontro con Dio, orienti facilmente desideri alla soddisfazione materiale, ha in sé il desiderio di amare ed essere amato. E già questo lo porta “oltre”. Si, perché l’amore è qualcosa che ci sorprende, che cerca reciprocità: non è sentimento, ma un atto che trasforma tutto. Per amore, per un sano amore, si imparano generosità, disponibilità, servizio. Si impara ad uscire dal proprio mondo per entrare nel mondo dell’altro e contemporaneamente a lasciare libero accesso al proprio. Gli orizzonti si dilatano, i confini si aprono. Per amore si mette ordine nella propria vita e si tirano fuori le migliori risorse, senza calcolo, per un bene riconosciuto inestimabile. L’uomo che si prende cura di un altro, sperimenta la felicità. E non fa altro che corrispondere a ciò che Dio fa con lui: Dio si prende cura dell’uomo e lo ama sino alla fine. L’ uomo che si sente attraversato da questa corrente d’amore ed è sollecitato al dono di sé stesso che lo fa sentire più pienamente realizzato, vivente in senso più ampio, percepisce una forza straordinaria che vorrebbe non finisse mai. E questo desiderio lo porta a gustare ogni attimo di quell’amore vissuto, che potrà pure passare attraverso momenti difficili, ma si risveglia facilmente come gioia profonda, desiderio più sano, identità più vera. Si percepisce come reale e al tempo stesso, mistero insondabile. Nel dono di sé si rianima un po’ tutto e si rinnova il modo di vedere le cose: si apprezza maggiormente la vita, ci si sente elevati ad una dignità superiore. Poi… si sperimenta che l’amore umano, per quanto bello e coinvolgente, è comunque incompleto: ed ecco, il desiderio dell’oltre si fa più intenso, sembra quasi nostalgia, sollecita interrogativi. L’uomo supera infinitamente l’uomo, diceva Pascal (Pensieri, ed. Chevalier 438) e Passo la mia vita a cercare di capirmi, diceva Romano Guardini, (Solo chi conosce Dio conosce l’uomo, ed. sp. PPC Madrid p. 173). Anche noi passiamo la vita cercando di capire le nostre scelte e le nostre contraddizioni. Dio si rivela nell’amore: come un padre ha tenerezza dei suoi figli (sl 103). Ma guardiamo anche a noi, che abbiamo incontrato Dio e che abbiamo fatto esperienza consapevole della sua misericordia nella nostra vita. Il dono di grazia che abbiamo ricevuto, che frutto sta portando? Lo stiamo investendo? Cerchiamo realmente felicità in Dio? Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole; perché chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore. (Rm 13, 8-10) Se riconosciamo l’origine e il fine del nostro desiderio di amare, abbiamo la responsabilità di alimentarlo e di incarnare sempre più la Parola che ce lo spiega. Ma l’uomo, nella sua complessità e fragilità, nella ricerca di felicità e verità si lascia confondere dalle seduzioni del mondo. Tutti, del resto, abbiamo bisogno di percorrere un cammino di purificazione e di guarigione del desiderio. Siamo pellegrini verso la patria celeste, verso quel bene pieno, eterno, che nulla ci potrà più strappare. Non si tratta, dunque, di soffocare il desiderio che è nel cuore dell’uomo, ma di liberarlo, affinché possa raggiungere la sua vera altezza. Quando nel desiderio si apre la finestra verso Dio, questo è già segno della presenza della fede nell’animo, fede che è una grazia di Dio. (Benedetto XVI – Udienza generale 7 novembre 2012. L’anno della fede. Il desiderio di Dio).

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.