È possibile vivere l’Avvento come un tempo di guarigione? Certamente. In fondo, l’attesa di un evento così grande, la nascita del Signore, che avviene sempre dentro di noi a contatto col seme della Parola, sollecita alla vigilanza, quella di una gestante che non trascura nessun particolare utile a mettere il nascituro nelle migliori condizioni. In questo tempo liturgico, viviamo questa attesa con Maria. Del resto la Parola di questi giorni ci ha realmente parlato di guarigioni che avvengono con gli atti di fede genuina di chi si riconosce nel bisogno e si predispone a vivere la vera vita e a generarla. Il Signore promette: Verrò e guarirò. Viene e guarisce, cerca di farci vedere la causa della paralisi che non ci consente di crescere. Indegna è la nostra casa perché Lui possa scendere, ma Lui è li, dietro la porta. Aspetto un cenno. Lui ci dice: Abbi fede. (Cfr Mt 8,5-11) E prova ad incarnarsi anche in noi attraverso il nostro ascolto. Gesù che viene si fa piccolo, entra in queste pieghe e ci parla se ci facciamo piccoli con Lui (Cfr Lc 10,21-24) La sua piccolezza libera la statura interiore delle creature che si sentono amate e desiderano amare a loro volta. Il suo primo respiro, diventa il nostro respiro più ampio; la formazione della sua ossatura, il consolidamento della nostra; la circolazione del sangue nel fragile nascituro, la dilatazione dei nostri vasi sanguigni; cresciamo anche noi con Lui. Lo accogliamo come gestanti e riviviamo tutte le fasi di formazione che delineano la nostra identità di figli nel Figlio. Al momento giusto arriva il nutrimento; Gesù prova compassione per noi, affamati di amore e giustizia, pace e gioia, fragili nella nostra condizione, attratti dalla verità. Come il liquido amniotico avvolge e nutre, così il pane offerto da Cristo avvolge e permette la vita, preannuncia il dono che Egli fa di Sé stesso. (Cfr Mt 15,29-37) Attesa: tempo di guarigione nella pazienza di verificare le nostre mancanze, nella purificazione dei desideri e nell’impegno di fedeltà. Si mantiene fedele la nazione che confida nel Signore sempre, perché Egli ha fatto e farà cose grandi. Nella piccolezza e attraverso di essa. (Cfr Is 26). Ascolto e applicazione pratica di quanto lui comincia a suggerire da dentro, ci permettono di misurare la capacità di perseverare nella fede, di percepire ogni miracoloso movimento della vita in noi. E la sua promessa è che faremo cose più grandi di Lui: come è possibile? Nulla è impossibile a Dio, giacché non opereremo di nostra iniziativa e con le sole nostre forze. Noi fatichiamo a fidarci, Lui invece dona all’uomo una fiducia sconfinata. Ci saranno piogge, strariperanno fiumi, soffieranno venti, decidiamo dove abitare per far fronte a queste intemperie: la casa fondata sulla roccia, ha la porta aperta. (Cfr Mt 7, 21.24-27). Santa Teresa d’Avila diceva che i Santi non sono quelli che vedono Dio, ma coloro che credono in Lui: i ciechi che imploravano “figlio di Davide, abbi pietà di noi”, sono messi alla prova proprio sulla fede: e riacquistano la vista perché hanno creduto. (Cfr Mt 9,27-31). Così è per tutti: non crediamo perché vediamo, ma vediamo perché crediamo. Al termine della prima settimana di Avvento Gesù invia i dodici per scacciare demoni e operare guarigioni: torna la compassione per il popolo, che oltre ad essere affamato e malato, si trova disorientato, perché non ha una guida. (Cfr Mt 9,35-38, 10,1.6-8). Accogliendo la Parola, forse ci siamo sentiti anche noi sfamati e guariti, abbiamo attraversato lo smarrimento del cuore per ritrovare poi il Centro cui far riferimento. Il nostro cammino di apertura del cuore al Signore che viene è appena iniziato e la Parola che guida i nostri passi attraverso il profeta Baruc, invita a tenere fisso lo sguardo ad Oriente, a scorgere l’esultanza nel ricordo di Dio (Bar 5,5). Il desiderio di Dio per il popolo è di colmare le valli perché il terreno spianato possa essere percorso in sicurezza (Bar 5,7). Grandi cose ha fatto il Signore per noi (Sal 125) sembra essere la risposta del popolo consapevole della grazia ricevuta, espressa dalla voce del salmista che richiama un’altra espressione di gioia per le grandi opere compiute dal Signore: quella della Vergine Maria nel suo canto di lode Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente… (Lc 1,49) Anche noi desideriamo cantare con il popolo e con Maria nel ricordo di ciò che Dio ha fatto per noi e in noi.

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.