Vergine Madre, figlia del tuo Figlio…
Nel ventre tuo si raccese l’amore
per lo cui caldo nell’eterna pace
Così è germinato questo fiore.

In pochi versi, che ritroviamo ripresi nella liturgia quando preghiamo il comune della Vergine Maria, Dante condensa il mistero della salvezza, onorando la Vergine Madre. Se dovessimo trovarci ad occhi chiusi, raccolti in un particolare silenzio esterno e interiore a ripeterne alcuni che risuonano particolarmente in noi, che tipo di esperienza potremmo produrre? Certamente di preghiera profonda, familiare. Quei versi sono eco della Parola di Dio meditata, che passa attraverso l’esperienza di un poeta, ricercatore di Dio. Un accesso personale al Mistero che stimola altri alla ricerca dei propri accessi allo stesso Mistero che ci interpella e ci avvolge. Così mi è capitato di ripetermi le parole che descrivono la concezione di Maria come il riaccendersi del fuoco di un amore speciale, del legame tra creatura e Creatore: il ristabilirsi di una relazione interrotta, di un’alleanza violata. Quel calore è diventato mio: la preghiera, il dialogo, la meditazione dei passaggi della storia della salvezza, erano lì per me: a quel punto tutta la mia persona si è rivolta alla più umile e nobile di tutte le creature, Maria: il suo valore è talmente grande che chi desidera grazia e non si rivolge a Lei è come se pretendesse di volare senz’ali. Ebbene: nel sentire quel calore che ho percepito come manifestazione del Signore che mi stava venendo incontro, ho ripensato alla mia storia, a quello che nel passato e nel presente mortifica quella fiamma. Ho sentito al tempo stesso tutto il peso della mia debolezza e tutta la spinta a superarla. Come se quella fiamma riaccesa, nel suo movimento verso l’alto, mi parlasse del processo del desiderio: sempre in movimento, caldo, che consumando, unisce diversi elementi. Quell’eterna pace che un giorno godremo, può far capolino in quei silenzi prolungati, come anche in altre circostanze della vita vissute con intensità e autenticità. Sono fremiti di infinito che attraversano tutte le membra e ci riportano all’essenziale. Dante faceva fatica ad esprimere verbalmente la sua salita al cielo e noi facciamo fatica ad esprimere le nostre esperienze di cielo. Forse sono più comuni di quello che pensiamo. Forse vale la pena parlarne. Forse, possiamo accostare l’ascolto del cuore, l’ascolto della voce del Signore, all’ascolto di una musica che ci coinvolge interamente. Un ascolto che è anche percezione di sé e riconoscimento della Presenza divina in noi stessi.
Ascoltare musica attiva meccanismi complessi di piacere, di ricordi, di emozioni, di stimoli a condividere questi moti interiori con chi ci sta intorno. Dal fenomeno fisico di propagazione del suono al coinvolgimento psichico, la dinamica dell’ascolto della musica ci porta a riflettere su quanto possiamo recuperare e potenziare della nostra ricerca ed espressività: La musica congiunge perché porta a consuonare tutto ciò che è in grado di vibrare (Marius Schneider, Il significato della musica), così la voce di Dio, suono di Cielo incarnato, fa vibrare i cuori che “consuonano” per Lui. Il mistero dell’incarnazione ci ha rivelato che l’uomo vale molto per Dio e che Dio vuole essere intimamente unito all’uomo. La generazione eterna del Figlio dal Padre è la ragione più profonda di questo mistero d’amore. Nella celebrazione delle tre Messe di Natale viene celebrata per prima la nascita dal Padre, poi quella dalla Santa Vergine Maria e in terzo luogo la nascita di Dio in noi. La cosa è particolarmente significativa perché questa triplice nascita va intesa come la rivelazione dell’unico eterno amore. Per noi deve essere sempre Natale e sempre dobbiamo ricordare le tre nascite come le fasi di un unico grande processo d’amore. Maria è la figlia di Dio Padre, la Madre del Figlio e la sposa di Dio Spirito Santo (Titus Brandsma, O.Carm. Bellezza del Carmelo). In Maria le tre nascite si sono realizzate. Dio vuole donare anche a noi questa esperienza che permette alla Bellezza di sbocciare nell’uomo per l’eterna pace.
Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.