A cosa fa pensare la parola “grido”? In modo immediato probabilmente ad una forte vocalizzazione emessa per richiamare l’attenzione di qualcuno distante o per chiedere aiuto o ancora per esternare un’emozione forte. Ma anche un rumore naturale può essere poeticamente associato ad un grido che richiama ricordi o stati d’animo. Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio e lo siamo realmente! (1Gv 3,1) Infine, non è forse anche questa una tipologia di grido? Un grido d’amore evangelizzante. Un’esortazione alla consapevolezza di una realtà rivelata e sperimentata: San Paolo ce lo ricorda e la liturgia ripropone le sue parole nella festa della Santa Famiglia. Coloro che riconoscono la paternità amorevole di Dio nella loro esperienza di vita, diventano imperativo vivente di questa realtà, testimonianza visibile dell’amore ricevuto e del desiderio di farlo conoscere donandolo a loro volta: diventano grido. Così è per Debora, che il 26 dicembre, Festa della Santa Famiglia, assumendo il nome di sr Rachele Maria dell’Amore del Padre con la professione dei voti di povertà, castità e obbedienza, si è consacrata totalmente a Dio, impegnandosi a vivere senza sosta nell’ossequio di Gesù Cristo, nella ricerca di conformità alla vita della Vergine Maria e del profeta Elia. L’Amore le è andato incontro, si è lasciato trovare e abbracciare nella nostra famiglia religiosa e ora le chiede di poter abitare nel suo cuore e traboccarne liberamente per tutti. La S. Messa, presieduta da S.Ecc.za Mons. Giovanni Roncari, concelebranti alcuni sacerdoti della diocesi e Padri carmelitani, si è svolta in un clima di particolare raccoglimento. Nell’omelia, Mons. Roncari ha condiviso una riflessione sul dono inestimabile della Famiglia: la famiglia umana, inserita in una Famiglia più ampia, la Famiglia di Dio, la Chiesa. “Il fraterno dialogo tra gli uomini trova il suo compimento più profondamente nella comunità delle persone, e questa esige un reciproco rispetto della loro piena dignità spirituale. La Rivelazione cristiana dà grande aiuto alla promozione di questa comunione tra persone”. (Cfr GS, Cap II, n° 23) Citando la Costituzione pastorale Gaudium et Spes, il Vescovo ha ricordato che il mistero dell’uomo trova vera luce nel mistero del Verbo incarnato: Gesù, l’uomo perfetto, ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza perfetta resa difforme a causa del peccato. In lui la natura umana è stata assunta senza essere annientata: Egli ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo e amato con cuore d’uomo. Perché il nostro cuore potesse essere in sintonia con il cuore di Dio, così come la nostra mente e il nostro agire. Gesù ha voluto nascere e crescere in una famiglia e perfezionarne il compito: “la famiglia è una scuola di arricchimento umano” (Id, Cap.II, n° 52): quella naturale, confermata nella sua dignità dal sacramento su cui si fonda, e quella religiosa, fondata sul carisma come dono di Dio. Alle due tipologie di famiglia si richiede fecondità per la vita, sul piano della natura e della grazia e di trasmettere i valori umani e i valori spirituali. Il Vescovo ha inoltre ricordato che noi siamo sostenute in questo cammino da una grande scuola, una grande tradizione, un grande carisma, quello carmelitano. Per vivere fedelmente e concretamente il primo comandamento: “Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli… La pienezza perciò della legge è l’amore” (Rm13,9); (1Gv4,20).(Cfr GS Cap. II, n° 24)
Dopo l’omelia, le interrogazioni, la lettura della formula di professione e la consegna dei simboli – velo, cappa bianca, Regola – la nostra Comunità ha cantato con sr Rachele Maria alcuni versetti del salmo 44, nella gioia di questo momento di grazia e rinnovando promesse e speranze, perché il Re possa innamorarsi sempre della bellezza delle anime a Lui consacrate, rispecchiandosi nei loro desideri di bene.

Sr M. Daniela Del Buon Pastore, O.Carm.