C’era una volta…

Una bambina che non riusciva a stare ferma. Il suo sguardo si posava ovunque, tutto la incuriosiva e sembrava “chiamarla” per farsi toccare, odorare, conoscere. E lei non indugiava a rispondere all’invito di cose, piante, animali. Correva, saltava, sorrideva. Con un’energia inesauribile. Quella della vita. La curiosità la metteva in relazione con tutto il suo mondo. Soprattutto con le persone, che osservava attentamente nei loro sguardi, nei loro movimenti. Pesava le parole senza che alcuno se ne accorgesse, e quelle che non corrispondevano agli atteggiamenti, le procuravano disagio e tristezza. Ma durava poco. Quando si recava al parco, cercava prima di tutto compagni di gioco e più erano timidi, più si sentiva motivata a coinvolgerli per farli uscire fuori dal loro isolamento. Tra tutti i giochi, custodiva una particolare passione per l’altalena: ondeggiare e vivere la sensazione dello slancio verso il cielo, la faceva star bene e la divertiva. Le piaceva ricevere la spinta di coloro che giocavano con lei: le piaceva osare, ma non troppo, perché non si fidava della sua presa e temeva che nello slancio verso il cielo potesse scivolare e cadere in terra. Guardava con ammirazione i bambini che raggiungevano altezze da brividi con disinvoltura. Lei non si sentiva capace di queste imprese, ma si immedesimava, cercando di immaginare tutta la bellezza di quei movimenti così ampi e vertiginosi.

“Alzati, amica mia, mia bella e vieni presto! Perché ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna”(Cantico dei Cantici 2,10-12). Dalle finestre della cella, quella bambina, divenuta adulta, tocca altezze vertiginose e spaziando con lo sguardo, ha il privilegio di poter “rileggere” queste parole della Scrittura, osservando le tortore che volano tra i rami e fanno udire la loro voce: annunciano l’amore che “crea primavera” e coinvolgono nel canto chi le guarda. Simbolo di ricerca appassionata di Dio, di gioia per una vita che si rinnova, messaggere di pace. Una pace che attende di essere dono accolto e vissuto con gratitudine, una pace che è frutto di desiderio e di impegno, una pace che oggi imploriamo con maggior vigore. Le incorrispondenze della storia a ciò che il creato celebra, fanno riaffiorare in lei il ricordo dell’altalena del cuore, la tristezza, la paura di scivolare e cadere a terra. E non dura poco come allora. Chi le darà la spinta, uno slancio sicuro per poter toccare il cielo? Si alza la nebbia per catene interiori e inique non sciolte, si alza il fumo di guerra che rafforza i legami del giogo, cresce la fatica di dividere il pane con l’affamato, le ferite non si rimarginano (Cfr Is 58, 6-7). “Vedi, io oggi pongo davanti a te la vita e il bene, la morte e il male… Scegli dunque la vita” (Cfr Dt 30, 15.19) “Nella sua provvidenza Dio ha disposto di non porre rimedio ai nostri mali e di non concederci le sue grazie se non per mezzo della preghiera e che attraverso la preghiera di alcuni si salvino gli altri.

Così come Dio non dispensa le sue grazie agli uomini se non mediante la preghiera, perché vuole che lo riconosciamo come fonte da cui deriva ogni bene, nemmeno vuole salvarci dai pericoli né curare le piaghe né consolare nelle afflizioni se non per mezzo della preghiera stessa”. (Beato Francesco Palau, XIX sec. – Scritti) Ecco la spinta ed ecco la missione: spinta che si riceve, dono che si offre.

La dimensione contemplativa che si fa azione, la preghiera che diventa vita, la vita che diventa preghiera. Con le mani strette alle corde della spiritualità, ella oggi ripete con i santi: devo capire il tempo che stiamo vivendo e non estraniarmi dalla storia. Anche io sono figlia del nostro tempo e devo esserlo con chiara coscienza, lasciare che il tempo attuale agisca su di me con quanto di buono ha. (Cfr  Fernando Millán Romeral – Il coraggio della verità) C’è sempre un buono da scoprire e da lasciar libero di crescere e di produrre il bene anche attraverso di me.

 

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.