Chi medita la Parola del Signore, porta frutto a suo tempo. Qual è questo tempo di soddisfacente raccolta? Quando potremo assaporare questo frutto? Non è necessariamente un tempo lontano. Ogni stagione astronomica o meteorologica ha le sue ricchezze da offrire: ancor più le stagioni del cuore, nelle quali maturano frutti straordinari in collaborazione con la grazia. Chi medita la Parola del Signore, porterà frutto allora, in ogni tempo, perché sarà come un albero piantato lungo corsi d’acqua (Cfr sal 1). Accogliamo l’invito a capire il nostro tempo e non estraniarci dalla storia: Cos’ha di buono un tempo in cui viviamo guerra, malattia, disorientamento, abusi di vario genere? In ogni disordine, può crescere in modo eccezionale il desiderio di cercare un’armonia superiore e di cercarla insieme. Quel bene comune che non è somma di beni particolari, ma è un bene di tutti e di ciascuno, indivisibile, oggetto di riflessione sempre più profonda sulla similitudine tra unione delle persone divine e unione dei figli di Dio nella verità e nella carità (GS24). E della relazione in cui l’uomo entra e si mette in gioco per essere sé stesso. È consapevolezza di una dignità tale da cercare con tutte le energie l’inclinazione ottimale, il perpendicolo rispetto alla Fonte, perché l’irraggiamento sia massimo e consenta l’assorbimento del maggior calore possibile. Il Padre fa “sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45) rivelando in Cristo, il suo amore misericordioso. Saremo perfetti come è perfetto il Padre nostro (Cfr Mt 5,48): quale grande fiducia è anticipata all’uomo dal Padre! E questo cammino non si interrompe se noi lo desideriamo. La Parola ci viene incontro per ristabilire le priorità e la realtà delle cose. Non un miscere utile dulcioraziano, ma un senso profondo, il nucleo della vita che emerge, un insegnamento che diventa carne e converte, trasforma: libera l’amore. L’amore trova sempre la sua forza per esprimere sé stesso, per cambiare l’ “aversio Deo”, anche sostenendo la preghiera che raggiunge il cuore di ogni situazione. E ancora: la malattia ha il merito di nascondere, rivelandola, la meravigliosa esistenza della salute (Cfr H.G.Gadamer, Dove si nasconde la salute). Anche la malattia ha un compito: stimola risorse per una nuova libertà vissuta nella prova. Nel perdono ai peccatori (Lc 19,1-10) e nella guarigione dei malati (Mc 10,46-52) leggiamo i segni del dono di salvezza: il passaggio attraverso il dolore, nella speranza della risurrezione, apre all’esperienza di fede, compassione, pazienza, consolazione, amore alla vita. “Ho incontrato molte volte nella mia vita il dolore: non mi è stato possibile evitarlo. Le mie lacrime non lo hanno eliminato. Se lo avessi potuto lo avrei fatto già da tempo. Allora ho deciso di lasciarmi avvolgere dal dolore, senza opporre resistenza. Mi capitò una cosa meravigliosa. Mentre lo assorbivo senza impazienza, ma lasciando scorrere il tempo nel dolore, esso mi educava a vivere, mi faceva più saggio. Infine se ne andava del tutto. E’ passato molto tempo da quando affrontai così il dolore. Ora sento ancora il dolore afferrarmi il corpo come una morsa, ma lo guardo con occhi diversi.” (Titus Brandsma. O.Carm.) Parole scritte durante la detenzione in un campo di concentramento… In ogni tempo, pace o guerra, salute o malattia, confusione e dispersione, la nostra vulnerabilità diviene la condizione necessaria per sviluppare la virtù della fortezza: siamo chiamati ad accettare le ferite della nostra umanità, tutto ciò che di negativo pesa sulle nostre giornate. Se lasceremo “agire in modo costruttivo” dolori, angosce, oppressioni che minano l’incolumità naturale e morale, acquisendo consapevolezza dei nostri limiti e capacità di consegna al Risorto perché siano trasformarti in vita nuova, potremo recuperare la fortezza che supera l’ansia della morte, della colpevolezza, del non-senso. L’alta vocazione di figli di Dio ci ricorda che Egli non mancherà di donare lo Spirito Santo per portarla a compimento.
Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.