Mentre si rimanda, la vita passa. Leggendo questa frase attribuita a Seneca, probabilmente in un istante raccogliamo ricordi, rimpianti, propositi, desideri. Apprezziamo maggiormente il tempo che ci è stato donato e coltiviamo la speranza di non sprecarlo: quanto ne avremo ancora a disposizione? Elisa deve aver pensato proprio questo: 28 anni, un’importante patologia cardiaca, un tempo da vivere intensamente. Ella ha sentito dentro di sé che era giunto il momento di prendere in mano il tempo e viverlo non solamente come successione di eventi, ma come momento opportuno, tempo di grazia e relazione con l’Altro che le ha sempre chiesto di “estendere i suoi confini” per amore. Sì, da sempre. Elisa non è battezzata, ma sentendo parlare di Dio, lo ha cercato nei racconti biblici che leggeva da piccola prima di addormentarsi, come pure nell’intimità di un rapporto filiale. Ha sempre sentito il desiderio di rivolgersi a Dio come un Padre. Non sapeva spiegarsi il perché della sua naturale propensione a dialogare con Lui e a chiederGli consigli in assenza del suo papà, ma non riusciva a farne a meno. Per motivi di lavoro dei genitori, ha vissuto in diverse nazioni: l’esperienza di sradicamento continuo e di arricchimento di tradizioni, culture, incontri, luoghi diversi, ha alimentato la sua ricerca del Padre. Un giorno Elisa è entrata in una chiesa: voleva vedere com’era la “casa” di quel Padre così indispensabile nella sua vita. Pregando da sola, in quel luogo sacro, sentiva una particolare presenza, un raccoglimento unico che avvolgeva il suo intimo rapporto di relazione con Dio. Ad un tratto quella casa ha iniziato a popolarsi di persone “convocate in assemblea”: Elisa percepiva un legame superiore tra quelle persone, tutte impegnate a vivere insieme qualcosa di rituale, vibrante, profondo. Cosa stava accadendo? Negli anni, l’esperienza ripetuta di partecipazione a quelle celebrazioni così diverse da tutte le altre forme di aggregazione e così intense, le ha fatto desiderare ancor più di entrare a far parte di una famiglia che si riunisce nel nome del Signore e che proprio per questo vive legami incredibilmente veri. Elisa ha chiesto il battesimo e sembra aver compreso quale sia la verità che rende liberi: l’uomo è libero nella misura in cui dipende da ciò che ama ed è schiavo nella misura in cui dipende da ciò che non può amare. Dio può essere amato e dona continuamente il suo amore: è questa la forza che determina la capacità di essere liberi (Cfr. G.Thibon) ed Elisa vuole esserlo pienamente attraverso i sacramenti, segni visibili istituiti da Cristo come canali della grazia che deriva dalla sua Incarnazione, passione e morte. Perché presentare questa storia oggi? È una storia di alleanza tra Dio e la sua creatura: una storia di custodia e di appassionata ricerca, di salvezza, di risurrezione. In questo tempo in cui la bellezza e la sacralità della vita sembrano sbriciolarsi sotto i colpi di perverse atrocità, è una consolazione scoprire e condividere una storia reale di collaborazione con l’azione salvifica di Dio che attraverso Cristo rende l’uomo partecipe della vita divina, di gioia nello scoprirla realizzata storicamente nella Chiesa, comunità di credenti chiamata ad attuare la presenza di Dio nel mondo. Il tempo passa, le opportunità sfumano: il povero muore, in ospedale o agli angoli delle strade o nella sua solitudine, sotto le bombe o sopra le mine. O muore la sua vocazione. Dio chiama ogni uomo ad entrare in relazione con sé stesso, con gli altri, con Lui oggi più che mai, ora più che mai: e il tempo passa. Un giorno quel tempo finirà e la procrastinazione – come dice un proverbio degli indiani d’America – avrà rubato i nostri sogni. Avrà consumato le nostre possibilità. Un abbraccio mancato, un sorriso negato, una mano ritirata, un perdono negato, un desiderio lasciato morire nell’agonia “dell’adesso non ho tempo…”, sono attimi di vita rubati alla pienezza di una vita realmente vissuta (Cfr. Pietro Lombardo).
Sr M.Daniela Del Buon Pastore, O.Carm.