Benedite opere tutte del Signore il Signore,

lodatelo ed esaltatelo nei secoli. (Dn 3, 57)

In tutta la Chiesa risuona un canto di gioia, che è invito per tutti gli uomini della terra. Il canto annuncia le meraviglie del Signore che ha mirabilmente trionfato sulla morte: Egli è stato la nostra salvezza. Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. (Sal 65) Ognuno ha le sue meraviglie da raccontare, la sua “pasqua” che fa rimanere nell’amore del Signore, nella familiarità dei comandamenti, affinché la gioia promessa colmi la misura e questa divenga traboccante (Cfr Gv 15, 9-11). Anche noi oggi cantiamo coralmente le meraviglie del Signore: sono meraviglie che narrano trent’anni di storia, che si svelano attraverso Tabor e Calvari, che rivelano ciò che non si può immaginare perché è appunto divino. Questo è il filo conduttore di una giornata speciale, una sinfonia di presenze accorse per vivere in comunione una ricorrenza importante: il 19 maggio 1992, si accendeva questo focolare carmelitano. Un canto quindi e un abbraccio entrano nella cronaca di un evento che celebra un lungo cammino: l’abbraccio del Padre e quello che in Lui siamo riusciti a scambiarci. Come il canto si diffonde e trasportato dal vento arriva lontano, così l’abbraccio, di persona in persona, di anima in anima, si estende per trasmettere il calore ricevuto. Dal Padre alla Chiesa, dalla chiesa particolare alla Comunità, dalla Comunità ai sacerdoti della diocesi. E ancora dalla Comunità ai benefattori e amici, che ci abbracciano a loro volta, insieme a tutti coloro che raggiungono questo luogo custodito amorevolmente dalla Vergine Madre. Anch’ella, Addolorata per la lontananza dei suoi figli dalla fonte dell’Amore, continua ad abbracciarci negli anni come Madre di Misericordia che con sollecitudine, porta speranza e consolazione e chiede che a questo moto di amore materno partecipino il più grande numero possibile di chiamati. Oggi c’è una Comunità abbracciata e che abbraccia altre realtà perché le Sorelle che ci hanno preceduto hanno creduto alla promessa del Signore, giunta attraverso Maria. Ha creduto sr M.Maddalena Berghi, guardando attraverso la folta vegetazione che circondava il Santuario e la vecchia canonica, scorgendo le bellezze di un territorio prezioso per dono naturale e spirituale perché consacrato da una speciale presenza mariana. Un atto di fede che ha trasformato i cespugli in un giardino fiorito, richiamo del Carmelo; un’intuizione passata attraverso un crogiuolo di esperienze che hanno manifestato nel tempo, quanto questa fosse generata dal Cuore di Dio. In questo ha creduto la famiglia religiosa: tra i Padri che allora accompagnarono le Sorelle per l’insediamento, era presente alla celebrazione del 19 maggio presieduta da S. Ecc.za Mons Giovanni Roncari, P.Tiberio Scorrano O. Carm., allora Provinciale della Provincia carmelitana italiana. E ha creduto anche il vescovo di allora, Mons. Giacomo Babini, cui fa eco la voce di Mons. Roncari oggi. Eccoci dunque, a ringraziare Dio, lo abbiamo fatto quel giorno in comunione con i numerosi sacerdoti presenti, con i membri di altre Comunità religiose femminili e della Comunità di Siloe, convenuti nel Santuario. Durante la S. Messa, nel pomeriggio di questo assolato giorno di maggio, abbiamo ripercorso mentalmente le tappe del nostro cammino di preparazione: il nostro dialogo con il profeta Elia, che nei momenti di crisi perde la capacità di riconoscere il volto di Dio e di “rinunciare” al proprio tempo per accogliere il Suo tempo nel quale tutto diviene opportunità di cammino vitale; poi con San Giuseppe, che sa muoversi nella notte mentre tiene fermo il ricordo del giorno e infine, ci siamo trovate davanti al sepolcro vuoto a rileggere i segni della presenza del Risorto nella nostra esistenza, cercando di cogliere anche nei più laceranti lutti, particelle incandescenti di vita nuova. Le parole di Mons. Giovanni Roncari, ci hanno aiutato a far memoria di queste tappe di riflessione e hanno completato in modo naturale il percorso intrapreso per approfondire il carattere della nostra missione specifica. Nella sua omelia ha affettuosamente compartecipato stima per un carisma di cui lo spirito di Dio ha voluto arricchire la nostra diocesi: una spiritualità che è chiamata a contribuire all’edificazione della carità nella Chiesa particolare. Forma di vita in cui vengono vissuti i consigli evangelici, espressione e frutto di doni spirituali ricevuti, «esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il Corpo di Cristo in perenne crescita» (Cfr VC n°48). Un servizio reciproco che matura nel tempo per un’armonica e incessante ricerca del Bene: un sentire con la Chiesa e un riconoscersi Chiesa con un autentico spirito missionario vissuto nei diversi stati di vita. Sviluppando ancora quanto i documenti della Chiesa esprimono circa i carismi in rapporto tra loro nelle chiese particolari, il Vescovo ha ricordato che il monastero è un appropriato luogo di ricerca di Dio, con una giusta autonomia, grazie alla quale si conserva integro il patrimonio spirituale ed apostolico, a cui è riservato uno spazio nei progetti della pastorale diocesana. (Cfr VC n° 48) Nessuno di noi vive per sé stesso e nessuno muore per sé stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore (Rm 14,7-8) Un’indicazione chiara che sostiene la condivisione di un patrimonio cui la nostra Comunità cerca di attingere continuamente: patrimonio carmelitano che forma gradualmente un atteggiamento contemplativo legato all’esperienza di Dio; rafforza e libera la preghiera di intercessione che è relazione con Dio-Amore, sua iniziativa-dono e adesione concreta alla sua volontà; sostiene la preziosa circolarità tra i fratelli tramite accoglienza e ascolto; nella collaborazione per l’edificazione vicendevole; croce e deserto, povertà e silenzio, lavoro per il sostentamento, che contribuisce anch’esso all’innesto di una spiritualità perché germogli in una nuova terra. Maria, la Signora del luogo, così come anticamente ai carmelitani piaceva riconoscerla, continui a vegliare su tutti noi, continui a sostenere il ministero della consolazione che ci è stato affidato: a proteggere le nostre lampade accese, da ciò che può comprometterne la combustione e l’emanazione di luce e calore. Ringraziamo di cuore quanti hanno partecipato alla celebrazione: tanti fedeli e sacerdoti delle diocesi di Grosseto e Pitigliano-Sovana-Orbetello, i nostri Padri Carmelitani, tutte le persone che per diversi motivi hanno potuto partecipare all’evento solo spiritualmente, Mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo emerito di Grosseto e naturalmente Mons. Giovanni Roncari, cui confermiamo stima e affetto filiale.

Sr M.Daniela Del Buon Pastore, O.Carm.