Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. (Rm 8, 16-17)

Siamo entrati nel tempo dello Spirito Santo, dopo aver celebrato la sua effusione nel giorno di Pentecoste. È il tempo in cui Padre e Figlio, prendendo dimora in noi attraverso lo Spirito, ci predispongono all’imitazione di Cristo, ad esserne portatori come figli, eredi, testimoni, nel luogo dove Egli ci chiama a vivere. Camminare con i nostri Santi, significa anche verificare che, in ognuno di noi, lo Spirito di Dio suggerisce ricerca, attenzione, impegno e trasformazione. In ognuno, Egli svela e libera un tratto personalissimo di santità da portare a compimento.

Il 15 maggio scorso, abbiamo partecipato alla canonizzazione di Titus Brandsma, tante volte citato con i suoi pensieri e il suo esempio di vita. Un uomo che ha amato e interiorizzato la Parola, sviluppando un tratto amabile, fermo, incisivo, semplice ed empatico. Un coerede di Cristo che ha realmente preso parte e in modo cruento alle Sue sofferenze, per partecipare alla Sua gloria e aiutare altri ad intravederla attraverso la fitta nebbia delle avversità. È interessante dare voce a coloro che lo hanno incontrato nel periodo più duro della sua vita, quello vissuto nel campo di concentramento e che hanno camminato e sofferto al suo fianco. La loro testimonianza risuona nei nostri cuori come un dono del Consolatore che traspare nella sua docilità di uomo trasfigurato in Cristo Crocifisso: e ci raggiunge come un’esortazione a vivere la vita con franchezza d’animo, generosità, fiducia.  “Ringrazio Dio per aver incontrato questa figura piena di luce. Quando Titus Brandsma arrivò, Dachau era un inferno come non lo era mai stato. Nonostante questo, è sempre rimasto sorridente e gioioso. Un esempio per tutti noi. Non dimenticherò mai padre Titus e spero che nemmeno lui ci dimentichi…” (Padre Van Genuchten, O.F.M.) Il sorriso di Dio si è aperto su un volto umano, il volto di Titus, per arrivare nei meandri più oscuri di un’umanità profondamente scossa e sofferente e un’umanità deturpata dal peccato. E chi lo ha riconosciuto, si è subito affidato alla sua intercessione. “Il professor Brandsma era fisicamente molto debole, ma spiritualmente era il più forte di tutti. Ha sempre superato il dolore. Non l’ho mai visto giù. Tutti lo amavamo per la sua naturalezza e gentilezza. Non conosceva odio né impazienza. Né durezza”. (Th. Van Mierlo) Abbiamo molto da imparare dal suo cuore d’oro e dal suo carattere gentile. Non era un bonaccione. Aveva un’ammirevole autodisciplina. Il fatto che non abbia avuto difficoltà a controllarsi quando veniva maltrattato nel campo, deve essere attribuito alle sue virtù non comuni. Era di grande bontà e gentilezza. Era totalmente modesto e semplice, non faceva nulla per farsi notare”. (Il parroco Kuyper) “La sua persona e le sue parole producevano una tale calma, una tale rassegnazione e una tale speranza che non si può dimenticare”.(R.Giuseppe Kentenich) Ebbene, come non ammirarlo nell’arte di vivere per amore e nell’amore? Definito cordiale e molto educato, splendida e simpatica figura d’uomo, la cui presenza era molto piacevole per tutti, qualunque fosse il loro credo (Cfr J.P.A. van Coorst), entra realmente nel cuore di chi lo prega e porta la consolazione che egli stesso ha ricevuto nella sua vita. “La qualità più notevole in lui era la sua calma e la sua fiducia in Dio. Psicologicamente padre Titus era forte, giovane, ottimista con un ottimismo naturale. Soffrire per Cristo era per lui una fortuna e una gioia. Qualsiasi idea di vendetta gli era estranea. Noi cattolici dicevamo: Se fossimo tutti come lui! Altri dicevano: Se tutti i cattolici fossero come lui!” (Kees Hoppener). San Titus, prega per noi, tu che hai amato con ardore Dio e i fratelli… tu che hai vissuto con Maria, per Maria e in Maria.

Sr M.Daniela del Buon Pastore, O.Carm.