Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione! (2Cor 1,3) Lo Spirito consolatore rende fiduciosi nell’afflizione che colpisce in diverse circostanze. Cause esterne provocano questo stato paralizzando, rendendo impotenti, prigionieri. Anche cause interne, ombre sulla superficie del cuore raggiunta dalla Luce, zone oscure prodotte da ciò che ingombra e spezza l’estensione lineare della luminosità… e ancora paralisi, impotenza, prigionia. Lacrime. E la beatitudine di cui Gesù ci parla? “Beati gli afflitti perché saranno consolati” (cfr. Mt 5,4) che accoglienza ha in noi? E’ un passaggio da vivere, è il passaggio dalla tristezza alla gioia. La tristezza riconosciuta e vissuta fino in fondo che, raggiunto il suo apice, lascia il posto all’emozione della felicità legata alla promessa del Signore. Allo Spirito Paraclito nulla è impossibile: la salvezza di Daniele nella fossa dei leoni, la vittoria di Davide su Golia, il concepimento di Isacco in Sara, l’incarnazione del Verbo di Dio in Maria, la salvezza del ricco… “ Lo Spirito Santo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1,16) nel senso che il fuoco di Dio divora i nostri piccoli fuochi (cfr. Dt 4,24). (Cfr. Sante Babolin – L’esorcismo, ministero della consolazione) Ed eccoci qui, a guardare con altri occhi i piccoli fuochi. A guardare oltre, ovvero l’amore certo di Dio che consola profondamente con dono e perdono. Già più volte ci siamo soffermate sull’importanza di questo ministero della consolazione, che può esprimersi attraverso tanti canali. E che per noi carmelitani ha una storia lunga che oggi qui si intreccia con quella di Veronica Nucci, o meglio, della Madre Addolorata. La bellezza del Carmelo si presenta con un fiume di argomentazioni, nel quale confluiscono sempre nuovi torrenti di esperienze: sperimentare e diventare consolazione, è bello e rende belli… E’ ricerca incessante di ordine e armonia, contrizione e riconciliazione, speranza. La bellezza umana, sempre carente, sembra collocarsi tra due estremi: la bellezza consostanziale della persona che suscita ogni tentativo di autoperfezionamento e la compiacenza finale per il superamento del brutto smascherato nella sua vanità. Mi chiedo se questo non sia applicabile all’esame di coscienza e al desiderio di ricevere sacramentalmente perdono … L’intima connessione del bello con il brutto, la possibilità della sua negazione, pone in essere, nello stesso brutto, la possibilità della sua negazione esistenziale: nel cuore del brutto c’è sempre una bella scintilla che l’uomo può far divampare. C’è sempre: ecco perché l’uomo è per natura ricercatore del Bene dentro e fuori di sé. Sembra quasi che inconsapevolmente sospinto, risponda solo così al suo essere… In tale processo il bello si rivela come la forza che torna a sottomettere al suo dominio la ribellione del brutto. In questa conciliazione nasce un’infinita serenità, che suscita in noi il sorriso, il riso. Il brutto si libera, in questo movimento, della sua natura ibrida, egoistica: riconosce la sua impotenza e diventa comico… Quale inversione di rotta! Il vero impotente è il brutto, e ciò che cerca di deturpare il buono, il vero, il bello. Il bello è bello anche senza il rilievo a contrasto che il brutto gli offre, ma il brutto è il pericolo che lo minaccia internamente, la contraddizione che per sua natura ha in sé stesso. Il cuore addolorato della Madre non teme forse questo per noi? L’uomo appare così il luogo privilegiato della bellezza, però di una bellezza dinamica e sofferta, che deve farsi spazio dentro l’opaca indeterminatezza del suo essere incompiuto: perciò il bello si afferma nell’uomo con sforzo e perseveranza e si carica di energia nel superamento del brutto. (Cfr. Icona e conoscenza – preliminari di una teologia iconica, Sante Babolin)
La beatitudine dell’afflitto sembra condurci anche a questo: c’è una sofferenza che accomuna a coloro che hanno saputo offrire tutto per amore, a caro prezzo… o a chi ha sopportato infermità con capacità di offerta… a chi ha accettato il martirio… a chi ha accettato una purificazione lontana dagli sguardi e lacerante nel cuore. C’è l’afflizione che precede la conversione, che precede la contemplazione, che precede le scelte importanti. Beatitudine vera se porta al vero. Beatitudine della ricerca e dello stupore, beatitudine della fede e di chi ricama tessuti umani e umanizzanti…