Mi sembra di vedere una montagna, come stilizzata… vertice proiettato al cielo quasi abbracciato da due luminose stelle a sei punte; un’altra stella, più luminosa, brilla nel cuore di questo monte che mi ricorda il Carmelo… quella stella… ma sì, è Maria, Stella del mare! Le altre due, i profeti Elia ed Eliseo! Questa è una delle interpretazioni del nostro stemma carmelitano, che simboleggia l’indole mariana del nostro Ordine e la sua origine eliana (Cfr Come pietre vive, E.Boaga, O.Carm.). Quante volte guardiamo immagini che attirano la nostra attenzione, evocano qualcosa di cui non riusciamo a focalizzare origini e senso eppure ci interpellano, ci coinvolgono emotivamente e alla fine, ci sembrano familiari e belle. Siamo circondati da simboli scelti per comunicare messaggi di valore oppure per distrarre e manipolare le nostre menti e creare nuovi canoni di “bellezza”, di interesse. Uno sguardo attento sa discernere ciò che libera i sensi e restituisce armonia a tutto il nostro essere e operare. In fondo, siamo assetati di bellezza e quella che passa attraverso il cuore e le mani dell’uomo aperto alla vita, la riconosciamo confacente alla nostra natura, un forte richiamo di Dio per ognuno di noi. Durante i giorni di preparazione alla celebrazione solenne di Maria Madre del Carmelo, possiamo ripercorrere velocemente la storia della nostra iconografia: è frutto della devozione per questa Bella Madre che ci ama con un’intensità indescrivibile e del legame con i nostri Santi, fratelli testimoni, che passano a noi il testimone per proseguire, anche con genialità creativa, l’opera iniziata dallo Spirito Santo più di 800 anni fa sul monte Carmelo. Forme plastiche e concezioni prospettiche tendono ad esaltare il trionfo della munificenza materna di Maria del Carmelo, preservatrice delle anime dall’inferno e consolatrice nel purgatorio. Fede e arte hanno trovato la più nobile affermazione in dette opere, spesso di rara bellezza e di altissimo valore. (Cfr Dizionario carmelitano, Arte e Carmelo). L’iconografia carmelitana ha avuto un suo lungo sviluppo partendo dalle rappresentazioni di tipologie della Vergine del Carmelo, che trasmettono la religiosità delle diverse epoche storiche. Dalla Madre di Dio che tiene accostato a sé Gesù con tenerezza – incanto della maternità – o che indica il Figlio come Via, alla Patrona e Madre di Misericordia che indossa l’abito carmelitano, affiancata da Santi, col manto aperto a protezione di frati, suore e laici raccolti ai suoi piedi. E ancora, l’icona della Vergine Immacolata, della Vergine e Madre incinta, della Madonna dello Scapolare, infine, dei Santi dell’Ordine. Pagine di storia rese in immagini che invitano alla preghiera, al legame filiale e profondo con il Cielo, alla speranza confermata da una bellezza trascendente. Veniamo alla Madonna dello Scapolare e il purgatorio: a metà del XV secolo, comincia a cambiare la rappresentazione della Madonna del Carmine con l’inserimento dello Scapolare fino all’irruzione nel XVII secolo, della devozione popolare del Santo Scapolare con le sue grazie annesse e i privilegi. Questo ha determinato una separazione dalla devozione iniziale che circondava la Madre di Cristo, la Vergine Purissima, la Signora del luogo, per lasciare spazio alla Vergine rappresentata lieta di donare insieme al Figlio, questo prezioso sacramentale. Portato con giusta cura spirituale, lo Scapolare “provoca” Maria a correre in soccorso dell’anima chiamata a purificazione dopo la morte, per liberarla da ogni pena e restituirla alle braccia del Padre. E se dovessimo creare, o meglio, “tradurre” dall’oggi un’immagine di Maria come segno di una spiritualità che parla al mondo con il linguaggio di questa epoca, ed esprime vicinanza a tutte le realtà che vivono questo tempo di grazia? Coniugare l’esperienza del passato con quella di questi tempi in un luogo mariano come quello in cui siamo chiamate a vivere la nostra vocazione, richiama immediatamente alcuni elementi particolari; la Maternità sotto la Croce, la protezione, la bellezza che chiama e richiama. La bellezza di una lacrima che riflette luce e parla del mistero divino di amore e dolore di cui il parto è sintesi perfetta. Intanto ci proponiamo di disegnarla nel cuore. Ognuno di noi può immaginare, lì dove si trova, i tratti di Maria che presenterebbe al mondo, che disegnerebbe sui muri, che dipingerebbe sulle pareti di una chiesa… per essere anch’egli testimone di una bellezza superiore.