Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di misericordia del Signore, per consolare e allietare gli afflitti, per distribuire olio di letizia e canto di lode. Essi si chiameranno querce di giustizia, piantagione del Signore per manifestare la sua gloria. (Cfr Is 61, 1-3). Le querce di giustizia piantate per testimoniare con la vita le meraviglie del Signore, sono i consolati, ma, perché no, per noi anche la vegetazione di questo luogo reso sacro e la sua specifica missione, iniziata per volontà di Dio trenta anni fa. Quest’anno, infatti, la nostra Comunità celebrerà il 30° di fondazione del Monastero nella data in cui facciamo memoria della prima apparizione della Madre Addolorata a Veronica Nucci, ovvero l’inizio di una storia di consolazione ricevuta e offerta attraverso l’intercessione costante. Il profeta si fa voce di Dio e Gesù stesso, leggendo questo passo della Scrittura, conferma davanti ai presenti nella sinagoga, di essere proprio Lui l’Annuncio, la Consolazione, il Liberatore. E noi, in Cristo, diveniamo a nostra volta per grazia, annunciatori e consolatori, operatori di pace: sperimentiamo libertà interiore e condividiamo questa esperienza con tutti, affinché possa aprirsi, confermarsi, radicarsi in ciascuno. La Madre Addolorata ha ravvivato la coscienza di questa responsabilità con il suo messaggio di dolore che apre alla speranza. La Comunità chiamata a vivere in questo luogo, erede di questo messaggio, coniuga quindi lo sprone mariano con quanto il carisma carmelitano suggerisce di operare per un bene universale e un cammino di comunione nella chiesa locale. Carmelo significa anche “conoscenza di Dio”. Lo scriveva nel XIV secolo un carmelitano, Giovanni Baconthorp, teologo impegnato in una lettura mariana della Regola e nell’approfondimento del rapporto Maria-Carmelo. Leggendo in chiave mariana il libro dei Re nel tratto che manifesta il desiderio di Dio di dare pioggia alla terra, sente di affermare che il profeta Elia profetò veramente la venuta di Maria, allorché dopo il tempo di siccità vide una piccola nube che saliva dal mare, la quale si cambiò in pioggia e ridonò alla terra i frutti (1Re 18,44). E qui, le lacrime di Maria, sono prolungamento di quella pioggia. Quando Elia radunò sul Carmelo i profeti di Baal per offrire un sacrificio e svelare che il dio capace di far scendere dal cielo il fuoco, sarebbe stato il Dio di tutto il popolo, quei profeti non ebbero preghiere capaci di ottenere questo, mentre alla preghiera di Elia cadde dal cielo il fuoco che bruciò l’olocausto. Chi può dubitare che sopra questo monte Carmelo il profeta Elia prefigurasse in special modo Maria? Mentre infatti il fuoco che è l’amore di Dio, discese in Maria, egli stesso disse: “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra” (Lc 12,49). Egli bruciò fin dalle radici gli errori degli idoli e in seguito, attraverso Maria sui terreni seccati la pioggia della misericordia e della grazia e in tal modo restaurò ogni cosa. Il fuoco dell’amore divino scese pertanto in Maria, per cui il suo grembo era di fuoco. (G.Baconthorp, Laus Religionis carm. Lib.I, cap.IX e XI) Abbiamo dunque pensato, in preparazione all’evento in cui renderemo grazie al Signore per averci accompagnato in questi trent’anni, di riprendere gli incontri mensili “di 19 in 19”, con la partecipazione di Padri carmelitani che attraverso riflessioni sulla nostra spiritualità, condividano l’offerta di acqua e fuoco che annunciano rinascita, immagine della vita nuova del fedele che con l’acqua “lava le colpe” (Sal 51, 4) e col fuoco, teofania dell’amore divino, simbolo di amore effusivo, dono dello Spirito Santo, consuma tutto ciò che lo separa dal Bene e rinnova vincoli di fraternità. Per una maggiore conoscenza di Dio. Il calendario degli incontri sarà presto condiviso sulla pagina facebook del Santuario.

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.