Un anonimo carmelitano scriveva nel XVIII secolo: Non lasciate passare giorno senza l’esercizio di un atto particolare di mortificazione in memoria e riverenza dei dolori della SS.ma Vergine Addolorata: come sarebbe il vincere una passione che vi domina; mortificare “li sentimenti del corpo”; l’esame di coscienza. Immaginate presente nelle vostre azioni la Vergine Addolorata che cerchi di esser consolata e sollevata dai suoi grandissimi affanni. Per questo porrete particolare attenzione nel far bene ciascuna delle vostre azioni. Chi in questo si trascura, certamente accresce da parte sua i cordogli e i dolori alla SS.ma Vergine. Grandissimo fu il rammarico della SS.ma Vergine per la perdita di suo Figlio al Tempio: nell’esame di coscienza e nella confessione provate dolore e vero pentimento delle colpe in ragione delle quali avete “perso Dio”, ovvero la sua grazia. (Cfr Devozione alla Vergine Addolorata)
Siamo ormai nel percorso di preparazione alla celebrazione del trentesimo anniversario di Fondazione del nostro Monastero; dal 19 febbraio i Padri Carmelitani accompagneranno la nostra riflessione con meditazioni offerte sul tema della consolazione, caro anche alla nostra tradizione spirituale. Intanto noi ci predisponiamo intensificando la nostra preghiera e sfogliando testi di spiritualità e pagine di archivio, a comprendere la grazia di questo momento: leggendolo attraverso le parole dell’anonimo carmelitano citate all’inizio, possiamo verificare che la memoria dell’amore sofferto di Maria per noi, resta incancellabile e richiede conversione e gratitudine continue. Non vuole che perdiamo Gesù e noi non vogliamo perderlo. Maria cerca consolazione con la nostra partecipazione al suo dolore: sappiamo che questa cresce nella misura in cui comprendiamo l’amore di Dio per noi. E cresce in proporzione al desiderio di annunciarlo con una continuità di preghiera e di accoglienza. Perché non vogliamo che i fratelli perdano Gesù. Un’altra antica preghiera del XV secolo, descrive i carmelitani come dedicati in modo particolare alla difesa di Maria, suoi protettori, scelti e amati per espandere la sua fiorente vite (Cfr A.Bostio O.C.): dunque, la sua fecondità, la conoscenza del suo amore materno e provvidente, attraverso la capacità di ascolto. Come ascoltiamo la Parola di Dio, così cerchiamo di ascoltare il prossimo: Come l’amore di Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello sta nell’imparare ad ascoltarlo (D.Bonhoeffer) È vero che il religioso carmelitano o mangi, o beva, o dorma, o vegli, in chiesa, in casa, in ogni luogo, tempo e operazione sua onora Maria e ama Maria e obbedisce puntualmente a sì amata Madre consacrandogli sé stesso (Cfr G. Fornara, Anno memorabile dei Carmelitani – 1688) e in questo affidamento trasforma la sua vita personale e il mondo che lo circonda, imparando a custodire nel cuore la Parola di Dio e a fare sollecitamente ciò che Egli suggerisce. Tende a questo riconoscendo una speciale sensibilità ricevuta in dono per la sua missione nel mondo: ed è naturale che nei luoghi di apparizioni mariane, il carmelitano si senta interpellato a custodire e vivere con delicata attenzione i messaggi ricevuti. La storia ce lo racconta, anche la nostra. Trent’anni, densi di avvenimenti, con tutta la fatica delle origini e l’impegno del presente, sollecitano il desiderio di sollevare dagli affanni Maria “sollevando” dagli affanni il mondo, così come possiamo fare con il nostro piccolo contributo. Il mondo, nelle persone che bussano alla nostra porta e negli eventi che ci coinvolgono, si fa conoscere in tutta la sua complessità. Quale sarà la nostra risposta a ciò che in esso grida e chiede aiuto e liberazione? I Carmelitani devono mostrare agli altri l’efficacissimo patronato di Maria sul suo popolo. Tutto il Carmelo proclama: Ho scelto la casa della Madre di Dio come mia dimora; qui la Santa Vergine venga in aiuto ai suoi servi (Cfr A. Bostio – De Patronatu).
Sr M. Daniela del buon Pastore, O.Carm.