“Iddio ha fatto in Maria cose grandi perché vi consolate voi fratelli e sorelle in questo suo santo abito. Rallegratevi, dunque, voi che siete uniti a Maria per esso, perché dall’unione di Maria andate all’unione di Cristo e dall’unione di Cristo all’unione d’Iddio, da cui piovono tutte le grazie”. (Cristoforo Brenzone Silvestrani, O.Carm. sec. XVII Lezioni sopra il Magnificat)
Nella veglia mariana che ha preceduto la celebrazione del nostro anniversario di fondazione, P.Mario Alfarano, O.Carm, ha ricordato quanto lo Scapolare sia segno di consolazione per tutti coloro che lo indossano, religiosi e laici. Il tema della consolazione a noi caro, che accoglie esperienze personali, comunitarie, di carisma e di tradizione locale divenendo missione, ci è stato presentato attraverso un segno e un gesto: un segno, il nostro abito, un gesto, il sorriso. Abbiamo ricordato insieme il grido di San Simone Stock che si rivolge alla Madonna implorandola di mostrarsi Madre in un momento di particolare fatica per l’Ordine carmelitano. Generale dell’Ordine nel XIII secolo, S. Simone ha sentito tutto il peso e la responsabilità di accompagnare i fratelli in un delicato passaggio che predisponeva ad una novità di vita: ha intuito l’urgenza dell’intercessione mariana per rafforzare una fraternità stanca e disorientata. La storia narra che i primi carmelitani si trovarono ad affrontare minacce esterne al loro cammino di vita, ma anche interne, nella ricerca di una forma adeguata allo sviluppo del dono dello Spirito Santo ricevuto. Interne alla Chiesa, interne ad un gruppo che stava delineando una preziosa identità. Le fragilità umane, in ogni epoca, espongono a questo affanno, divengono però per grazia, veicolo di esperienze pasquali. Quando non si riesce più a vivere insieme all’altro, a mettere in comune le differenze, le esperienze, le appartenenze etniche, sentiamo la vita che si sgretola. I Carmelitani in fuga dalla Terra Santa per difendere l’Ordine minacciato dai Mori, portarono con loro l’esperienza di relazione con Maria, codificata nell’immagine della Vergine Bruna. La Vergine riconosciuta Madre di Dio, che accosta il suo volto a quello del Bambino stretto tra le sue braccia, in un gesto di tenerezza che al tempo stesso indica la Via la Verità e la Vita attraverso lo sguardo. Un sorriso appena accennato, come compiacimento per il Figlio e incoraggiamento per i figli tutti, accolti nel suo grembo materno sotto la Croce. “Mostrati Madre!”, dona loro un segno della tua premura, della tua attenzione: ed ecco Ella risponde consegnando il suo abito direttamente a S. Simone, così come la tradizione ci tramanda. L’abito, lo Scapolare, riveste, protegge: soprattutto indica uno stile di vita nel quale ci si possa riconoscere. Maria ha consegnato il Suo abito, perché noi potessimo vivere come Lei ha vissuto. Come Lei ha vissuto il Vangelo, la sua sequela di Cristo, il suo discepolato. Maria ha predisposto con questo gesto compiuto per volontà divina, la nascita di una nuova realtà, che nel discepolato, diviene espressione del “signum fraternitatis”: lo Scapolare ci permette di riconoscere la nostra identità e al tempo stesso di riconoscerci in colui che come noi lo indossa. Ma anche di guardare tutti, nella loro nudità intesa come vulnerabilità, con gli occhi e il cuore di Maria, pronti a condividere quanto ci è stato consegnato.
Maria si manifesta come Madre di consolazione, di luogo in luogo: noi qui possiamo dire dalla Terra Santa alla Maremma. Ella, attraverso Scapolare e sorriso, viene a stringere una relazione con noi, nella dimensione comunitaria e nel rapporto personale. Possiamo dedurre, quindi, che quando Maria desidera consolare qualcuno, dona “presenze” per riconoscersi nelle relazioni, in una comunità. Non solo una comunità religiosa, ma anche una comunità di credenti, figli di un unico Padre, stretti in vincoli di carità e reciproco servizio. Un sorriso materno per ogni giorno, che libera il sorriso del cuore alla vita vera.
Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.