Madre nostra, Addolorata dal nostro peccato,
trafitta dai nostri tradimenti,
con lo sguardo fisso all’Amore inchiodato sulla Croce
che libera dai chiodi il nostro cuore ingrato,
prega per noi…
Gli itinerari tracciati nel medioevo per raggiungere i luoghi santi, costituivano una trama evangelizzatrice, senza alcuna pretesa: il pellegrinaggio era una spontanea via di diffusione del cristianesimo e di “civilizzazione religiosa” sia per il desiderio di garantire fluidità del percorso al pellegrino che per la costruzione materiale di strade e strutture adeguate allo scopo di accogliere e soccorrere i viandanti diretti verso Roma, considerata “il centro”, Gerusalemme, “l’origine” della cristianità e Santiago, il “confine d’occidente”. Pellegrinaggio e viaggio erano realtà inscindibili. Il cambiamento della situazione politica in epoca moderna condizionava la libertà di intraprendere pellegrinaggi senza incorrere in disagi di frontiera: anche la mentalità e le divisioni provocate dalla Riforma e dalla controriforma, rendevano difficile progettare un cammino e la pratica del pellegrinaggio, non più vincolato all’esteriorità come elemento salvifico per il rapporto diretto con il luogo della manifestazione di Dio esplorato e riconquistato, si è gradualmente ancorato all’interiorità. Alcuni di questi elementi risuonano nell’oggi; siamo più che mai pellegrini che percorrono vie di interiorità… in attesa. E con la preghiera, quasi inconsapevolmente, tracciamo percorsi utili per noi e per chi è in cammino con noi; percorsi che nel tempo e con la grazia della comunione si consolidano per garantire fluidità di grazia… La definitiva perdita della Terra Santa, conquistata dai saraceni, ha influito nello sviluppo di pellegrinaggi spirituali, immaginati a partire dai brani biblici e vissuti con partecipazione emotiva, nello stile barocco che non vedeva più il culmine spirituale del cammino nell’arrivo al luogo santo, ma nella partecipazione progressiva al mistero dell’Incarnazione, Vita e Morte di Cristo. Il pellegrinaggio perde l’aspetto espiatorio e assume quello vicario, divenendo opportunità di sperimentare nella preghiera, una particolare vicinanza a Cristo povero, completamente donato all’uomo per amore. I pellegrini che si erano spinti fisicamente a Gerusalemme, riferivano di aver compiuto il percorso di Cristo con la croce: spunto spirituale per tradurre in una forma ideale, un percorso atto a rivivere la passione del Signore, un’interiorizzazione stimolata da una pratica liturgica che ha assunto il nome di Via Crucis e quindi la fisionomia di esercizio spirituale. E’ il periodo in cui S. Ignazio di Loyola formula i suoi esercizi, gli ordini religiosi e gli intellettuali, sostenuti dallo spirito della controriforma, mettono a servizio delle arti la difesa dell’ortodossia della fede cattolica, come ad esempio Torquato Tasso con la sua Gerusalemme conquistata.
Se il nostro Santuario resta meta raggiungibile – quando Dio vorrà – per pellegrini che possono fisicamente condursi in luoghi sacri, di raccoglimento, per la preghiera personale e condivisa, può comunque ispirare in ogni tempo cammini interiori a chi ne ascolta la storia, a chi ne sente il valore attraverso la comunione spirituale… oppure può suscitare un impegno di preparazione perché il viaggio verso questa piccola meta, possa essere preceduto da passi interiori fermi sulla via del bene…