Percorsi interiori, strade di città e campagne, porte sante.

 

La Chiesa è pellegrina principalmente nella fede in virtù della Risurrezione del Signore e nello Spirito Consolatore da lui promesso nel momento della sua Ascensione: il pellegrinaggio della Chiesa passa attraverso le storie delle anime, in primis quella di Maria, “beata perché ha creduto”, perché ha partecipato al mistero di Cristo con trasparenza, umiltà e generosità. L’uomo pellegrino risponde il suo “Eccomi” con Lei. Nell’assiduità della preghiera con la Vergine Madre, la Chiesa, itinerante, evangelizzatrice e missionaria, matura la sua identità.

Maria è presente negli itinerari spirituali, liturgici, ma anche geograficamente tracciati per raggiungere i luoghi di culto. Attraverso alcuni segni visibili del suo precedere, attende e accoglie l’uomo affaticato dal cammino di ricerca, e offre ancor oggi la consolazione della sua speciale e discreta presenza materna anche attraverso i luoghi di culto a lei dedicati e alle immagini che la raffigurano.

Al pellegrinaggio “senza viaggio”, incontro tra uomo e Dio nella preghiera, nella contemplazione della sua Parola e nella partecipazione integrale della persona che desidera entrare nel mistero di Cristo, si affianca l’esperienza del pellegrinaggio al luogo sacro per lucrare l’indulgenza. L’istituzionalizzazione del giubileo celebrato con solennità, a partire da Bonifacio VIII, ha contribuito alla diffusione dei pellegrinaggi collettivi e ad una nuova trasformazione della struttura del pellegrinaggio, legato al tempo più che al luogo e, inizialmente, impoverito degli stimoli di ricerca di Dio, della verità di se stessi attraverso la fatica del viaggio, il silenzio, la mortificazione, la rinuncia, la povertà, la precarietà. Con la Controriforma, anche la cultura del pellegrinaggio per indulgenza viene sanata spiritualmente con l’importante contributo di S. Carlo Borromeo che realizza la ritualizzazione dei pellegrinaggi devozionali collettivi. Intere comunità parrocchiali, si mettevano in viaggio; necessitavano di una disciplina che non facesse perdere loro il senso e lo scopo del cammino, che è l’unione a Cristo in un itinerario liturgico e di comunione tra i membri della comunità e il pastore che la guida.

Con il tempo, il pellegrinaggio ha perso sempre più la forma di un viaggio come atto finale della vita e ha subito condizionamenti storici che lo hanno incanalato in diverse modalità di realizzazione.

L’uomo ha un cuore troppo grande per bastare a se stesso: chi comprende attraverso l’esperienza quanto sia vera questa affermazione di Blaise Pascal, si fa testimone di strada per comunicarlo. Come pure chi vive il pellegrinaggio claustrale, a partire dalla medesima consapevolezza, testimonia il suo cammino fermo, povero, che esprime l’esigenza di un amore infinito che riempia il cuore.