Passi carmelitani

per camminare sulle orme del Signore…

 

 

Pellegrinare significa anche esplorare mondi interiori ed esteriori, storia che diventa vita, vita che diviene storia. Camminando verso l’unica meta, Cristo Signore, Via, Verità e Vita, esploriamo la centralità del Salvatore nella nostra regola carmelitana: un pensiero cristologico la attraversa e la sostiene, chiedendo di essere attualizzato oggi in ogni focolaio carmelitano acceso dallo Spirito nel nostro territorio. Quindi anche qui, a Cerreto di Sorano.

Se camminare sulle orme di Cristo è una chiave interpretativa della Regola a cui i carmelitani si riferiscono, cerchiamo di comprenderne e condividerne il senso: gli eremiti che abitavano sul Monte Carmelo, arrivati da tutta Europa come pellegrini o crociati rimasti in Terra Santa, sentivano un particolare richiamo proveniente da quella terra… Terra percorsa dal Signore, benedetta dalla Parola che in essa si diffondeva e bagnata dal suo sangue. Rispondendo inizialmente in modo personale e informe a questo richiamo, il gruppo crescente di eremiti cenobiti che condividevano tale ideale di vita, sentì la necessità di chiedere una formula che potesse definirne l’identità nella Chiesa. Era circa il 1200: la società era organizzata in base a rapporti personali di fedeltà che garantivano coesione politica. Il vassallo si legava al signore del luogo con giuramento di fedeltà, offrendo servizio e disponibilità in guerra in cambio di protezione. Portato in ambito spirituale, questo sistema diveniva suggeritore di una struttura applicabile anche agli eremiti, con la formulazione di un atto di fedeltà al Signore del luogo, Cristo, nonché alla Signora del luogo, Maria; atto di fedeltà che diveniva “ossequio”. Il combattimento non più militare ma spirituale, interiore e anche di testimonianza per accompagnare alla comprensione di un valore, si svolgeva e si svolge ancora con le armi della preghiera, della penitenza, del digiuno; mezzi utilizzati allora per riconquistare quella Terra santa e vivere la circolarità di beni materiali e spirituali come comunità, guardando al modello delle prime comunità cristiane. E, in tutti i tempi, mezzi per riconquistare la terra del cuore, propria e altrui… Concentriamo lo sguardo su questo fazzoletto di terra dove è stato eretto il nostro Santuario e dove la terra santa che ogni carmelitano porta nel cuore, è stata trasportata perché si mescolasse con quella su cui la Vergine Addolorata si è inginocchiata. Una porzione di terra santa circoscritta, ma che può rendere fertile ogni terra con quelle “armi” vincenti.

Meditanti giorno e notte – ovvero sempre – la legge del Signore, cerchiamo di compiere ogni cosa nella sua Parola; l’Eucaristia è il culmine tra la sequela di Cristo e l’attesa del suo ritorno. Maria ed Elia, ispiratori della spiritualità carmelitana, hanno concretizzato con la loro vita, l’ossequio a Gesù Cristo; un pellegrinaggio di fede e di amore, con un’apertura incalcolabile ad ogni tempo e luogo… nessuna privatizzazione o spiritualizzazione, ma processi di incarnazione e inserimento nella storia. Processi di umanizzazione, con “vincoli di libertà”, la libertà di Figli di Dio, fratelli in cammino. La piccola Veronica Nucci, pregava incessantemente, mettendosi alla presenza di Dio; crescendo nella fede, sperimentava quanto fosse naturale ottenere grazia dal Signore dialogando con Lui in piena confidenza e abbandono; la capacità di guardare l’altro alla luce di questa grazia e saper vivere il silenzio e la solitudine come custodia della relazione con Dio e con il prossimo, sono tratti comuni al suo percorso e al nostro. Un’unica missione; la preghiera di intercessione che rafforza questo tessuto relazionale senza disincarnarlo, ma anzi, trasformandolo in un abitare se stessi, ovvero, essere consapevoli di tutto il nostro essere e saperne comprendere il valore delle parti, cercando di vivere nell’integrità; abitare l’altro nel rispetto e nell’empatia; abitare la storia, nella rete di relazioni che nasce e si sviluppa nella relazione con Dio, Colui da cui siamo abitati e nel quale possiamo abitare, da ora e per sempre.