Soffia il vento

Si increspano acque e riflessi,

ma l’acqua non verrà a mancare.

Non sempre sarà specchio nitido,

ma sempre disseterà.

Perché è Fonte.

Proteggi la Fonte

Dalle correnti che la increspano;

Ella vuole dissetarti

Ma anche mostrarti il tuo volto

Insieme a quello di Colui

Che zampillando per te

Resta inestinguibile.

Lasciala traboccare;

irrigherà giardini fioriti.

 

 

Sulla via in salita verso la vetta del Monte Carmelo, si incontra la Fonte presso la quale Elia dimorava. E’ “l’indirizzo” scritto nella nostra regola per indicare il luogo dove i primi eremiti carmelitani si erano radunati per sperimentare la profondità di una vita consacrata a Dio nella solitudine, ardenti di zelo nel cercarlo e attenti a riconoscerlo nel mormorio leggero con cui Egli sceglie spesso di esprimersi… Per educarci a fare silenzio… La Fonte, acqua raccolta per dissetare, alimentata da una sorgente sotterranea, è simbolo sacro che mette in relazione proprio le profondità della terra con l’immensità del cielo… Se fossimo solo cisterne che raccolgono acqua piovana… solo cisterne che raccolgono quelle gocce di pioggia che richiamano un impegno costante, quello richiesto dalla Madre Addolorata, cosa accadrebbe? Quell’acqua piovana, simbolo di sofferenza generata dal peccato e di risposta amorosa come appello accorato, chiede di essere assorbita da un cuore in cui sgorga acqua sorgiva; un confluire di elementi che si riconoscono eguali, con la stessa funzione; donare e custodire vita. La fonte interiore è sapienza divina che ha preso dimora…il desiderio crescente, quello stesso zelo che animò il profeta di fuoco e i suoi eredi… è la fecondità di un grembo materno, capace di accogliere il Signore della vita. Torniamo alla Fonte di Elia, al nostro indirizzo carmelitano di casa: l’essere meditanti giorno e notte la legge del Signore è lo zampillo sempre vivo della Fonte, che è la Parola. Che convoca, che libera, che salva; specchio d’acqua in cui vediamo riflessi volti antichi, volti santi e i nostri. Acqua viva, sempre in movimento è lo Spirito donato a chi si apre a Dio e alla koinonia nella quale si moltiplicano frutti di carità e conoscenza, nella quale la Parola stessa, insegnando, cresce. Maria raccoglie e diffonde l’acqua della grazia; davvero si fa portavoce del grido del Signore “se qualcuno ha sete, venga a me e beva” Gv 7,37. Non ha forse fatto questo apparendo qui? Allora anche in questo Santuario zampilla una fonte speciale; Veronica non ha scavato nella terra fangosa per cercare l’acqua con proprietà sananti, ma ha scavato nel suo cuore e lì, ha trovato quello che cercava. Nella sua fonte interiore, attraverso la quale il Signore zampillava fin dal battesimo, ella ha fatto confluire la pioggia di lacrime dell’Addolorata, unendo anche le sue. Ognuna di noi, ognuno dei pellegrini che varcano la soglia di questo tempio sacro, è inondato da quella pioggia, raccolta in quella fonte interiore, più o meno vivace, che attende di traboccare. Perché se tale fonte è simbolo di interiorità e contemplazione, lo è anche di annunzio che irriga di speranza monti, colli e valli. Singoli pellegrini, ma anche famiglie e comunità possono assumere carattere di fonte viva; come carmelitane desideriamo per carattere carismatico e per impegno di vita, curare e mostrare la fonte della Parola, della maternità spirituale esercitata, dell’accoglienza dello Spirito… acque agitate, certo, dalle intemperie a cui la natura umana è esposta, ma acque “separate” per essere dissetanti per tutti…