Desiderosa di ascolto,

con la barca ormeggiata sulla sponda.

Presso un lago agitato di interrogativi

Ti sei avvicinato.

Ti ho riconosciuto.

Mi hai guardato.

Sei salito sulla barca

E abbiamo preso il largo…

 

Prendere il largo? Una monaca carmelitana? Che vive gran parte del suo tempo in una cella, luogo associato simbolicamente ad un grembo materno che riscalda, protegge, nutre e rende degni – nell’intimità e nel raccoglimento – di un dialogo familiare con Dio? Eppure…

Ecco una prima storia da raccontare.

 

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti “(Lc 5, 4-5).

“Signore, sento dentro di me la tua voce: mi sembra che conduca verso un’esperienza di vivace comunione con te e in te; un movimento interiore che corrisponde ad un movimento esteriore che mi invita… il Movimento Eucaristico Giovanile… Mi attrae essere il 13° apostolo che annunzia il tuo Regno… io voglio provare…”  “Vai”.

“Signore, non so… c’è qualcosa che non mi corrisponde fino in fondo; sto bene, ma… cosa manca? Meglio concentrarsi sul cammino quotidiano; ho grandi progetti… il mio cuore batte particolarmente per una persona con la quale vorrei vivere tutta la mia vita. Ho gli studi accademici da portare a termine e poi lavorerò e ti servirò con la mia professione. Farò contenti tutti e io potrò realizzarmi nel lavoro e nella famiglia”. “Prova”.

“Signore, è bello lo studio, è bello il rapporto a due, il circolo di amicizie con le quali condivido anche un cammino di fede, ma… vorrei fare di più. Vorrei essere una consolazione per tutte le persone che soffrono, in particolare negli ospedali… le persone anziane abbandonate, con dolori fisici e morali. Vorrei essere una volontaria per affiancare, anche solo pochi minuti al giorno, il dolore delle persone dimenticate”. “Prova”.

“Signore… ho conosciuto un sacerdote speciale; che carisma! Non condivide il cammino della Chiesa, dice di aver ricevuto una chiamata speciale dal cielo che lo rende portavoce della verità, vorrei seguirlo…” “.”

“Signore… il sole è tramontato… ho gettato reti tutta la notte… non ho pescato nulla… non puoi amare una come me. Lo ha detto anche quel sacerdote; per me non c’è speranza…”

“Cosa cercavi?” “Signore… la realizzazione dei miei desideri secondo quanto tu mi suggerivi attraverso i doni che mi hai dato. Cercavo te”. “Sicura?… non cercavi forse te stessa attraverso progetti belli, che non sono per te? Io non ti ho pensata come ti pensi tu…”

Pietro e i suoi avevano impiegato nella pesca l’energia e la passione di sempre, ma l’esito delle imprese umane condotte con sano zelo, non dipende solo dall’uomo che le compie. Avevo cercato di pescare gratificazioni, realizzazione. In realtà… non riuscivo neanche a prendere il largo. Cosa avrei potuto pescare in prossimità della riva? Gli apostoli la riconquistano, si predispongono a riporre le reti, ma incontrano Gesù che li invita a prendere il largo e a ricominciare a pescare in un orario insolito, nella stanchezza e con il peso del fallimento. Pietro… si fida della Sua parola… Il primo timido atto di fede del futuro apostolo permette al Signore di compiere il miracolo di una pesca abbondante e di una conversione: in un istante Pietro percepisce il peso della sua debolezza, del suo limite, della sua creaturalità; senza rimanerne schiacciato, si getta alle ginocchia di Gesù. Anche per me era più comodo riporre le reti e giustificare la resa. Sappiamo bene che Gesù si avvicina proprio al peccatore perché si squarci ben altra speranza rispetto a quella di prendere qualche pesciolino. E così risponde a Pietro chiamandolo per nome e lo rassicura: “Non temere…” E vent’anni fa ha chiamato anche me… Ho ascoltato quella esortazione. Ho preso il largo e viaggio con il Signore, insieme alle mie Sorelle, credendo nella sua misericordia che vuole passare anche attraverso la mia donazione in un luogo scelto per manifestarla: luogo in cui Maria ha mostrato il suo dolore per il peccato che allontana l’uomo da Dio, richiamando alla speranza dell’amore… luogo in cui il carisma carmelitano custodisce uno spazio di cielo che intercede incessantemente per una circolarità di amore, di consolazione, di fraternità intensamente vissuta e di attenzione a tutte le realtà umane.