Fissa abitazione nella solitudine… celle separate,
meditazione custodita giorno e notte per essere sorprese
dalla Parola che raggiunge nel silenzio
comunione di preghiera e di beni… coralità.
Beni resi nell’oratorio al centro,
nel cuore della dimora dove una lampada accesa
parla di vigilanza e presenza…
lavorando con impegno, temperanza vissuta…
“E io vivrò per lui”, è ciò che il nostro abito comunica in modo immediato. Un segno, un simbolo di appartenenza al Signore, appartenenza che desidera essere fertile, come la terra di cui l’abito richiama il colore… terra che accoglie il seme della Parola e le lacrime di gioia, di dolore, di sudore di ogni fratello. Nessuno però può misurare ciò che quell’abito contiene; storia, battaglia, conquista, dubbio, certezza, tristezza, speranza, gioia… quell’abito contiene tanto e quel tanto, nei suoi processi non è del tutto visibile. I suoi dettagli più preziosi li conosce Colui che lo ha confezionato per noi. Cosa si potrebbe condividere di tutto questo attraverso la Parola che il Signore ci consegna? Proviamo a farlo con quella consegnata per voce del profeta Isaia. Il Signore non raggiunge tutte allo stesso modo, nello stesso stato d’animo; a volte raggiunge all’alba, altre in pieno giorno, altre al tramonto e il più delle volte nella notte. Si, l’incontro con il Signore può avvenire nel buio, quando nulla è così visibile se non agli occhi del cuore. E la vita continua con un altro ritmo, con un altro respiro, con una luce diversa.
Immaginiamo una donna in fuga, che cerca di lasciarsi alle spalle la solitudine che si sperimenta in mezzo ad una folla distratta, affannata, disordinata, anestetizzata e incapace di reagire alle ingiustizie sociali. Prigioniera. Una donna in fuga? Forse semplicemente in corsa verso esperienze più vere, più umane. Una donna immersa nei suoni di una natura amica, suoni percepiti come carezze e linguaggi familiari cullanti, ma… non capaci di dare sollievo profondo alla ricerca di senso, di relazione. Abbà… Padre… dove sei? Come puoi manifestarti pienamente padre ad una donna inquieta che si sente chiamata ad una vita piena che non riesce ad esprimersi, stanca tanto da non comprendere che quello stesso ambiente attende la visita del Signore inconsapevolmente, una visita che avviene tramite i “si” che ciascuno può pronunciare nel suo piccolo scrivendo righe di belle storie quotidiane? Anche quella della donna in corsa verso una meta speciale. Il gioco d’amore è già in corso, negli impegni di sempre; affetti, studio, lavoro, amicizie. Ed è percepito come tale, ma senza una forma e un luogo adatti in cui potergli dare massima espressione. Ognuno di noi è atteso in un luogo di massima espressione di amore. Isaia in alcuni versetti dei capitoli 61, 62, descrive la nuova Gerusalemme, la città santa e la paragona ad una sposa pronta per il suo sposo, eco di Apocalisse. Ma le anime in ricerca della loro identità profonda, del modo a loro più corrispondente per percepire l’amore del Signore e amare come Lui vuole, sentono queste parole come una lettura della propria esperienza, quasi fosse così configurata da secoli. Personale e universale al tempo stesso.
Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli. L’esultanza dell’anima che trova forma e luogo, abito sacro che custodisce una chiamata e ricorda la fedeltà nel viverla… un abito nuziale che rinnova una speciale alleanza, che emana luce riflessa di gioielli scolpiti dal tempo e lavorati con attenzione divina. E quella sensibilità alla giustizia, trova il suo canale per riordinare il mondo interiore e arrivare ad ogni folla assetata con la preghiera di intercessione e una parola vivente che indichi il grande amore che ci ha creati… una parola di speranza e di consolazione.
…ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore avrà indicato. Una conferma delle promesse battesimali che sostengono una trasformazione, un cambiamento di vita restituita al Signore… Nessuno ti chiamerà più abbandonata, né la tua terra sarà più detta devastata… dal dubbio, dal buio, dall’incertezza: ma piuttosto terra sposata, coltivata, giardino fiorito, pezzo di terra di quel Carmelo conosciuto per la sua bellezza; un giardino riservato e al tempo stesso accogliente per ogni ricercatore di Dio…