Se l’esser amato obbliga

A riamar chi ci ama,

come dunque sarà possibile

che un Carmelitano

tutto non si impieghi

in riamar Maria,

dalla quale tanto è stato amato

che più non potea esserlo…

 

Così un anonimo carmelitano vissuto nel XVIII secolo, esortava i confratelli a corrispondere con intenso amore filiale alla Vergine Maria, Sorella e Patrona dell’Ordine Carmelitano. Ma quale cristiano, in qualunque stato di vita o carisma, potrebbe sentire non rivolta a lui tale esortazione? Amare Maria con tutto il cuore non è privilegio esclusivo del nostro Ordine, ma è certamente uno dei nostri compiti far risuonare la verità e la bellezza di questa relazione in tutta la Chiesa. L’unione intima con Dio, che noi cerchiamo quotidianamente con l’ascolto, la meditazione della Parola, la contemplazione, la preghiera, la relazione fraterna, ha un forte carattere mariano e in esso si perfeziona e si esprime; conserviamo tratti di fuoco quanto a zelo per le cose del Signore, figli del profeta Elia e tratti mariani delicati e forti nel cercare e custodire la presenza di Dio nel cuore, nel farsi compagni di cammino… Siamo in Avvento, viviamo l’attesa con il desiderio di ricevere grazia per poter inventare sempre nuovi arti per amare, per vivere il dinamismo che Dio amore ha iscritto in noi. Facciamolo insieme, attingendo anche alla nostra tradizione. Anticamente i carmelitani alimentavano questo desiderio di vivere l’attesa celebrando con particolare trepidazione i giorni del parto di Maria, con una memoria liturgica fissata in data 18 dicembre, durante la novena in preparazione del Santo Natale. Attesa dei giorni del parto che sollecitava l’attenzione ad imparare sempre di più da Maria l’arte di amare generosamente e intensamente; di sentirla particolarmente vicina come Madre e Maestra.  Una tradizione “assorbita” dalla liturgia odierna, interessante da ripercorrere con la tenerezza di coloro che nella preghiera, cercano di rivivere con la Vergine, lo stupore di una gestazione e di un parto così eccezionali…

Un antico autore carmelitano, Arnaldo Bostio, già tante volte citato, spende numerose parole di tenero affetto filiale per Colei che offre a chi la contempla un miracolo di grande bellezza. Il Creatore di tutto l’universo spese tutti i suoi colori per la sua bellezza e volle dimostrare tutta l’abilità della sua arte… La bellezza di chi è puro, certamente, ma soprattutto la bellezza di chi è trasfigurato dall’amore! Chi non desidera ricambiare l’amore ardente a Maria che è piena di tutte le grazie? Lei non entra in un religioso ricordo senza la dolcezza di cui è stata divinamente dotata. Perciò il suo caro nome diventa dolce al tuo cuore e alla tua bocca. Ripeterlo spesso è di stimolo efficacissimo a rinnovare l’anima…  Maria “ferisce il cuore” perché il cuore cresca nell’amore, nella capacità di donare, di generare…; Hai ferito il mio cuore, sorella mia sposa, hai ferito il mio cuore (Ct 4,9). Possa tu cantare con cuore infiammato: io voglio ricambiare il suo amore, non voglio vivere mai senza di lei, voglio riamare colei che vive sulla terra e nel cielo. Quanti la dimenticano, la sostituiscono con amori bugiardi e pervertono i loro costumi… Lei non conoscerà uguali. Lei stia sempre alla soglia stessa della memoria. Dille spesso; “Aprimi il tuo cuore, o sede della clemenza, sorella mia, amica mia…” Ct 5,2 amore del mio cuore, anzi mio stesso cuore e anima mia, o Vergine Maria.

Aprici il tuo cuore in particolare in questo tempo d’attesa, Maria; anzi, il tuo stesso grembo. Tu hai generato nel cuore e nel grembo il Verbo della vita. Vogliamo esserci anche noi, lì, dove questo miracolo d’amore si realizza. E vogliamo vivere la nostra parte, il nostro concepire il Verbo nel cuore, con lo stupore e la gioia che l’amore accolto e donato produce incessantemente… Bella tu… bello vedere l’invisibile e sentirne la Presenza che cambia la vita. Ogni mamma in attesa del parto è particolarmente attraente per il miracolo della vita che cresce in lei; in quei momenti forse la donna corrisponde di più ai “colori dell’Autore” per l’amore generativo di cui è resa capace. E quanto più Maria… Ma anche noi, tutti coloro che custodiscono interiormente la Parola che vive, ama, salva e… viene alla luce.