Mentre era in cammino

La terra calpestata dai suoi casti piedi

gioì immensamente.

E conservò a lungo

Le dolci orme rimaste impresse.

(Battista Spagnoli, O.Carm.)

 

Queste parole espresse da una sensibilità carmelitana del XVI secolo, descrivono così il cammino della Vergine Maria verso Ain- Karim dove Elisabetta viveva la sua eccezionale gravidanza. Anche noi, con la sensibilità carmelitana del nostro tempo, descriviamo le orme lasciate dalla Vergine Addolorata sulla terra circoscritta dal Santuario, in particolare quella protetta da una lastra in pietra che indica il luogo in cui Ella si inginocchiò e pregò per noi. Quelle orme si imprimono ancor oggi e in diversi modi nei cuori di chi varca la soglia di questo atrio santo. A volte la dolce pressione interiore che la Madre esercita nel pieno rispetto dei suoi figli, giunge a noi per voce di chi la sperimenta; Ella desidera far avvicinare il più possibile alla Presenza che colma tutte le assenze di amore, di consolazione, di senso, di luce, di salute. Soprattutto di grazia, con il grande amore che cancella il peccato, che rende giustizia, che rende giusti. Tante altre volte, ne siamo certe, questa dolce pressione mariana resta esperienza intima, non condivisa, che trasforma la vita della persona che la sperimenta e l’ambiente in cui vive. Maria va incontro ad ognuno con la stessa sollecitudine che la muoveva ad andare verso i monti della Giudea. Per noi affronta una strada resa ripida dalle cattive inclinazioni, dalle incorrispondenze, dalle contraddizioni, dalle deviazioni che entrano come carie nelle nostre ossa e nei nostri pensieri. Un percorso faticoso ma praticato in fretta per portarci Cristo. Nel corso degli anni il Signore manifesta la sua opera che, accolta, cambia il corso della nostra vita: l’avanzare di quella carie che fa tremare i passi, è interrotto dalla Sua forza che rende i piedi come quelli delle cerve e fa camminare sulle alture (Cfr Abacuc 3,19). Qualche giorno fa, uno squillo di telefono ha interrotto il silenzio ordinario del primo pomeriggio. Al saluto di una voce commossa è seguito il racconto di un evento straordinario, forse permesso per vivere l’ordinario con speranza e confidenza nel Signore. Un uomo ormai adulto, nella sua adolescenza ebbe modo di pregare in questo santuario e di sentire in cuor suo la presenza consolante di Maria che gli assicurava guarigione da una malattia. L’adolescente era in perfetta salute… la malattia si è manifestata anni più tardi riportando alla memoria anche il conforto dell’Addolorata. Abbiamo accolto con attenzione e gratitudine la testimonianza della grazia consolante della pazienza nell’affrontare la malattia e la “pena dell’attesa” di tornare a pregare nel luogo della “promessa”. E quante altre righe di storia personale di salvezza sono state scritte tra i banchi del santuario… Il nostro autore carmelitano continua a descrivere il cammino di Maria attraverso la partecipazione della natura a questo lieto passaggio; Ogni bosco inchinò le sue chiome… I campi fiorirono… i ruscelli mormorarono dolcemente… le colline si inclinarono… la brezza leggera piegava col suo ritmo alterno i cipressi profumati… le stelle luminose lasciarono tracce profonde di nuovo splendore in sentieri inusitati (Cfr La Partenice Mariana). Immagini che evocano stati d’animo, vissuti con intensità e stupore… e con il coraggio dell’inconsueto che conduce a ciò che è più autentico. Così ci muoviamo tra incanto e incantesimo; incanto della bellezza di Maria che ci raggiunge e indica la possibilità di vivere un’esistenza liberata dalla Bellezza, Bontà, Verità e incantesimo che ci rende prigionieri del possesso, schiavi della superbia. Quando il cielo scende sulla terra – continua a farlo e accade che molti uomini non se ne accorgano – parla la natura, parla la storia, parla la fede dell’uomo giusto, che spera, crede, ama. L’uomo che impara a leggere i segni in modo semplice, china la sua chioma, vede fiorire la sua vita, ascolta i sussurri del suo cuore e del cuore del fratello. E ancora, si lascia accarezzare dalla brezza per affrontare i tempi in cui mancheranno carezze, cerca e trova luci piccoli o grandi per proseguire il suo cammino. Preghiamo gli uni per gli altri; la Madre Addolorata interceda per noi, perché si apra la porta del cuore e della parola che rende annunziatori del mistero di Cristo con la vita (Cfr Colossesi 4,3).