Alzati! Ti basta la mia grazia!

 

Alziamoci, io, tu, noi, in questo tempo in cui collettivamente tendiamo alla prostrazione per eventi che sembrano ingestibili. Abbiamo una vita da vivere e una missione da compiere; nella speranza, nella pazienza, nella gioia, nel servizio reciproco, nell’attenzione a Colui che si manifesta in persone ed eventi. Lo abbiamo visto nella storia di Elia, recentemente anche in quella di Giona; Alzati, va’ a Nìnive… annuncia loro quanto ti dico. Giona si alzò e andò a Nìnive secondo la parola del Signore. (Giona 3,1) La disponibilità di Giona portava con sé il dono della conversione per gli abitanti di quella grande città. L’ Alzati nella Scrittura, contiene una grazia speciale che dona vigore al cuore di chi la riceve. Chi varca la soglia del santuario perché, scoraggiato, ha sentito di doversi “alzare”, dopo una sosta ristoratrice riprende il cammino, custodendo il cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita. (Cfr Pr 4,23) C’è pure chi varca la soglia del Santuario e alzandosi, decide di seguire il Signore più da vicino, di restare al Suo servizio, come varcasse le soglie più intime di quel Cuore che lo chiama a Sé. C’è anche chi lo segue da anni ed è chiamato ad alzarsi ancora, a guardare oltre l’esperienza vissuta fino a quel momento, come è accaduto ad una “missionaria contemplativa”, la cui esperienza si inserisce naturalmente nelle riflessioni sull’unione con Dio, l’unità tra coloro che lo hanno incontrato e hanno il compito di infiammare il mondo. Questa anima già legata al Signore nella consacrazione carmelitana, ricevette il dono di una pace più profonda; il suo legame con le pietre vive del Carmelo divenne più saldo, tanto da sentirsi ormai cementata in questo edificio religioso secolare. Che pace è mai questa si chiedeva. Avrebbero potuto risponderle tanti santi che l’avevano preceduta nel cammino, santi onorati sugli altari o santi “nascosti” nel quotidiano. Uno in particolare, religioso nell’Ordine carmelitano e operatore instancabile di pace, nel giorno della sua festa liturgica, 8 gennaio, la aiutò a guardare oltre per guardarsi meglio, a scrutare il cuore poiché da esso provengono le sorgenti della vita. Tratti di esperienze ereditabili emergevano nelle letture e nei salmi scelti per onorare Cristo in San Pier Tommaso; nato in Francia nel XIV secolo, in dialogo con le chiese orientali fu definito “apostolo dell’unità della Chiesa”. Come poteva essere anche lei “apostola di unità” in questo luogo? Come testimoniare i frutti di una particolare unione cercata con Dio per essere voce di spiritualità carmelitana e mariana in un luogo in cui l’Addolorata ha chiesto partecipazione al suo dolore per gli uomini lontani da Dio? Ed ecco; Dio ha affidato a noi la parola della riconciliazione. Siamo quindi ambasciatori di Cristo come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. (cfr 2Cor 5, 19-20). E ancora; Nella preghiera renderà gloria al Signore… mediterà i suoi misteri… Come pioggia effonderà parole di sapienza… (Cfr Sir 39, 6. 9) Così San Pier Tommaso aveva curato la piaga della divisione facendosi unione nel dialogo tra due chiese. Restando nell’amore di Cristo aveva prodotto un frutto ecumenico che potesse maturare nel tempo. Mediando il grido della vergine sulle stesse coordinate, questa sorella si sentì “apostola della riconciliazione”, dell’unione tra credenti e non credenti, nella preghiera, nell’ospitalità contemplativa, perfezionando la sua risposta alla chiamata del Signore. Sia chi sosta per un tempo limitato che chi resta al servizio del Santuario con la propria vita, riceve l’invito a restare nell’amore di Cristo che unifica innanzitutto pensieri, desideri e azioni.  Questa anima ricevette dalla storia pregata del Santo, la grazia di un ascolto e una lettura profonda della Parola che genera e alimenta “concordia interiore” e carità tra fratelli chiamati ad un cammino di conversione. Un’armonia che predispone a vivere la propria missione con chiarezza ed efficacia. La Scrittura misura il cuore di chi la legge, di chi la medita giorno e notte, come esorta la nostra Regola, e fa sgorgare la sorgente della vita in esso. E poi suggerisce di guardarsi dentro, di riconoscere questo sgorgare in noi che… dona pace ma non ci lascia in pace!